Il Salmista ci fa conoscere come pregava Gesù. Egli che era Dio sentiva tutto il peso della miseria della natura umana, soprattutto perché si era fatto colpevole dei peccati di tutti gli uomini e di tutte le donne: “liberami perché Io sono indigente e povero”. I farisei e gli scribi vedevano che in lui di divino non c’era nulla, i suoi miracoli venivano da loro catalogati come fatti demoniaci. Per questo motivo non trovarono nessuna difficoltà a decidere la sua condanna a morte. In riferimento all’imminenza della sua passione, il Salmista scrive: “il mio cuore fu profondamente turbato dentro di me”.
Il Vangelo scrive che Gesù disse agli Apostoli: “l’anima mia è triste fino alla morte”. Il Salmo continua:“come l’ombra che declina fui portato via”. Dall’ombra che declina deriva la notte, dalla sua carne mortale deriva la morte. “fui scosso come le locuste”, i suoi fedeli si dileguarono come le locuste, Gesù sentì la stessa fragilità e la stessa paura, per cui, come di discepoli, sentì l’impulso fortissimo di fuggire lontano dai suoi nemici. “le mie ginocchia si indebolirono per il digiuno”. Dopo quaranta giorni nel deserto senza mangiare, né bere, il Vangelo dice che ebbe fame.
Il digiuno si riferisce anche agli Apostoli, quando Gesù disse loro che lo avrebbero arrestato, gli Apostoli dissero che erano pronti a combattere per difenderlo: “Pietro disse: sono pronto a dare la vita per te”. Quando videro che venne a mancare loro “il pane” che li sosteneva, fuggirono. Erano abituati infatti a vedere un Gesù che discuteva con saggezza con i suoi nemici, e faceva miracoli strepitosi. Questo pane che sosteneva la loro fragilità venne a mancare. Il Salmista ci rivela cosa ha sentito Gesù in quel momento.
Mi commuove pensando con quanto rispetto lo Spirito Santo parla del tradimento degli Apostoli, con altre espressioni ha parlato di Giuda. Gli Apostoli sarebbero ritornati e avrebbero dato veramente la loro vita per Lui. Dopo la Risurrezione, mandò loro lo Spirito Santo perché si riprendessero dallo scoraggiamento causato dalla sua morte. Non capirono quando aveva detto loro: “se Io non torno al Padre, lo Spirito Santo non verrà”. L’Evangelista fa notare: “non era stato ancora dato lo Spirito perché Gesù non era stato ancora glorificato” Gesù viene descritto dai profeti a volte come un leone, altre volte come un agnello: Gesù è innocente come un agnello e forte come un leone. Sono pronto a dare la vita per te, disse Pietro, è chiaro quindi gli Apostoli non erano umili.
Anche noi siamo come loro: siamo forti nella fede soltanto quando siamo umili davanti a Cristo. Papa Francesco dice che lo Spirito Santo è al nostro fianco e ci sostiene davanti al Padre Celeste. Lui sostiene la nostra debole vita, il nostro peccato. Ci perdona, Lui è proprio il nostro difensore perché ci sostiene. Adesso, come dobbiamo andare al Signore, cosi con la nostra verità di peccatori? In vergogna?, benedetta vergogna, questa si è una virtù. (Omelia, 29 aprile 2013). Davanti a Dio noi ci troviamo in difficoltà, perché il peccato originale ha purtroppo corrotto la nostra persona. Tutte le facoltà dell’anima e i sensi interni ed esterni che noi abbiamo. La corruzione del peccato comporta praticamente la presenza dei suggerimenti di satana, il quale è orgoglioso.
I suoi suggerimenti sono contro l’umiltà e quindi contro Dio. Ognuno di noi deve esaminare a chi appartiene. Deve decidere di chi deve aver parte su questa terra. Essendo l’anima immortale, deve decidere anche di chi vuole aver parte nell’eternità. La corruzione del peccato e le inclinazioni della carne, ci portano ad ascoltare i suggerimenti di satana, del mondo e dell’Io. Sono suggerimenti indirizzati all’orgoglio, alla superbia, alla presunzione, all’amor proprio, e a tutte le qualità specifiche della superbia: la gelosia, l’invidia, la mormorazione, la critica, la ribellione, tutto quello che è congeniale all’orgoglio. La nostra natura ha la legge naturale, essa ci suggerisce quello che dobbiamo fare e quello che dobbiamo evitare.
Però ci troviamo in difficoltà dinanzi ai suggerimenti prepotenti e invadenti, che vengono dalla corruzione del peccato. Per questo motivo il Signore, fin dal principio della storia dell’umanità, ha comunicato agli uomini, mediante persone affidabili da parte Sua, quello che gli uomini e le donne devono fare, e quello che devono evitare. Adamo ed Eva si sono trovati fin dall’inizio in una situazione significativa: Dio ha dato loro un comando. La sequela del comando di Dio, significa mettersi dalla parte di Dio.
Già l’uomo e la donna, per creazione, appartengono a Dio. Però il Signore vuole che la nostra appartenenza a Lui, oltre alle caratteristiche che abbiamo come creature sue: come figli suoi, come servitori suoi che devono aver cura del Creato. Per via dell’immagine e somiglianza a Lui, vuole che l’uomo e la donna stiano dalla parte sua mediante una testimonianza di amore, che viene data soltanto, in modo molto evidente, dall’ubbidienza a quello che comanda di non fare. Adamo ed Eva purtroppo, non obbedirono al comando del Signore. Le conseguenze furono drammatiche: la disobbedienza di Adamo ed Eva non ha soltanto allontanato i nostri progenitori da Dio, per cui sono andati dalla parte sbagliata, cioè dalla parte di satana, e purtroppo del mondo, il quale insieme con Adamo ed Eva è stato punito dal Signore: la terra ti produrrà triboli e spine, col sudore della tua fronte mangerai il tuo pane; la donna deve soffrire molto a motivo della sua maternità.
La Scrittura parla chiaro: quando predomina l’orgoglio, l’uomo e la donna sono sempre disubbidienti alla volontà di Dio. Ci sarà sempre da parte del Signore l’intervento, cioè la difesa della sua gloria e della sua autorità, per cui Dio punisce noi come punì Adamo ed Eva. Il Signore è stato sempre buono con gli uomini e le donne nella storia dell’umanità: infatti si è sempre preoccupato di dire il bene che devono fare e il male che devono evitare. Quando ha chiesto un sacrificio straordinario, ha dato sempre i doni particolari, perché gli uomini e le donne mettessero in pratica quello che Egli chiedeva, cioè una fede grande. Cosi ha fatto con Abramo.
Ogni qualvolta il Signore chiede di mettere in pratica la sua Parola, specialmente se è difficile e ha bisogno di una fede maggiore, stabilisce un’alleanza, un patto, e quindi una ricompensa. “Se tu rimarrai come mio amico, disse ad Abramo, e osserverai tutto quello che ti comanderò, ti darò una discendenza numerosa come le stelle del cielo, e i granelli di sabbia della riva del mare” (cfr. Gen 22,17). Il Signore, non soltanto ha comunicato la Legge naturale, che sempre ha ricordato o attraverso i Patriarchi e i Profeti, oppure attraverso l’intervento diretto: le punizioni personali, delle famiglie e dei popoli. Il Signore, quando ci si metteva dalla parte di satana, sempre è intervenuto: o mandando i Profeti, oppure dando delle punizioni.
Dio non può lasciare andare alla deriva l’umanità. Abramo ha seguito in modo particolare il Signore con una fede grande. La fede di Abramo era appoggiata soltanto sulla parola di Dio, non sulla ragione, non sui sentimenti, e nemmeno sul suo fisico, perché era anziano e non poteva aver figli, dai quali avrebbe potuto avere la discendenza che Dio gli aveva promesso. Addirittura il suo figlio Isacco fu chiesto da Dio in sacrificio. Abramo ha creduto al Signore , e non al fatto fisico della generazione. Quando ha vibrato il coltello per sacrificare Isacco, Abramo pensava: Isacco vivrà anche se lo ammazzo, Dio gli ha fermato il braccio a mezz’aria.
Quel figlio è nato dalla moglie Sara, la quale era sterile e molto vecchia. Certamente Abramo è stato umile, perché l’umiltà ci fa stare al posto giusto, dalla parte giusta, dalla parte di Dio, anche quando il nostro Io, a volte, viene sconvolto dai suggerimenti che vengono dalla natura. Le motivazioni per cui Abramo poteva entrare in discussione con Dio, erano molte. Lui non è entrato in contraddittorio con Dio, ha creduto sempre al Signore, anche quando non era possibile credere, è stato sempre dalla parte di Dio. Questo perché ha voluto essere umile e ubbidiente. L’ubbidienza scatta mediante la fede, è l’icona della fede nell’Antico Testamento.
Il Signore a chi sta ciecamente dalla sua parte, lo mette alla prova in maniera da azzerare la sua ragione, da azzerare le voci dell’umanità tutta. Dio azzera tutto, anche ciò che è contestuale all’anima e al corpo. Vuole vedere se l’uomo, la donna, si spegne nella sua identità. Vuole vedere se sta veramente dalla parte di Dio, dalla parte di tutto quello che Lui stesso ha strutturato nell’uomo e nella donna. Vuole vedere se l’uomo, la donna, crede che Lui è il suo Dio, che lo ha creato e redento. Il Signore ha messo alla prova la fede di Abramo, e Abramo ha creduto alla discendenza . Il popolo che Dio gli ha promesso è formato da tutti quelli che mediante la loro fede in Cristo, diventano figli di Dio. Questa discendenza non avrà fine. Per questo “Abramo è il padre della fede”.