Bisogna osservare i dieci Comandamenti, il compimento dei dieci Comandamenti è l’amore al prossimo. La perfezione della Legge è l’amore fraterno: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”; questo è il comando di Gesù, il quale perfeziona la Legge. Perché la rende perfetta? Perché compie il fatto dell’osservanza della Legge: “per-factus”. La Legge porta ad amare Iddio, però il comando del Signore, se vogliamo obbedire al comando di Dio, è questo: di amarci gli uni gli altri. Quindi il compimento della Legge è la carità fraterna, nella misura in cui Cristo ci ha amato, dando la vita per i fratelli. Questo viene a noi dal Vangelo.
Però, qual è il momento particolare in cui lo spirito nostro si trova secondo la direzione spirituale della Parola del Signore? Il momento è questo: che differenza passa tra l’essere solido e l’essere saldo? L’essere solido vuol dire “essere tutto di un pezzo”; la solidità indica la realtà monolitica che c’è: solido, tutto d’un pezzo, monolitico. Ma la solidità è una qualità interna ad un essere; “saldo” invece, è una solidità con un altro essere. La saldatura: io sono saldo, con chi?, con la Parola di Dio, con Dio, con Cristo, con la Legge del Signore, con la perfezione della legge che è la carità fraterna, con i consigli evangelici; questo vuol dire “essere saldo”.
Quindi la solidità è una realtà interna ad un essere; si è saldi invece in quanto la propria volontà è un tutt’uno con la volontà di colui con il quale vogliamo essere uniti. La Parola del Signore ci invita ogni giorno a saldare la nostra volontà con la volontà di Dio, con la Parola di Dio; e ci invita sempre a rinsaldare quell’aspetto, quel punto della fragilità predominante che facilmente si dissalda. Questo è il pensiero della Parola del Signore: rendere un tutt’uno la nostra volontà con la volontà di Dio, specialmente in quel punto dove la fragilità predominante tante volte ci ha fatto ritrovare staccati, scollati, dissaldati. Qual è la conclusione?
E’ questa: che dobbiamo anzitutto rivedere l’osservanza dei dieci Comandamenti; inoltre dobbiamo perfezionare l’osservanza della Legge mediante la carità fraterna, e dobbiamo anche mettere in pratica i consigli evangelici ai quali abbiamo dato liberamente il nostro dono della volontà. Una volta revisionata tutta questa gamma di impegni, dobbiamo rivedere qual è il punto dove si è un po’ “dissaldati”, un po’ “scollati”, un po’ “scardinati”, secondo Parola del Signore; questo punto è anzitutto la fede: credere in Cristo. Cosa devi credere, che Cristo è Dio? Sì, ma questo è scontato. Che è il tuo Redentore? Sì, ma è scontato. Che Gesù è Colui che ti dà la grazia, la vita divina, i sacramenti? Sì, ma credi tu che Cristo è la vera gioia, e non quella del mondo ateo e materialista?
Gesù è entrato nel cuore di ogni “dispiacere”, perché la sua carne era debole e la debolezza della carne non poteva piacere a Lui. Entrò nel cuore del dispiacere della sua volontà, tant’è che disse al Padre: “Passi da me questo calice, ma non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Per piacere al Padre Lui ha accolto ogni dispiacere. Così noi davvero crediamo a Gesù che è la nostra gioia, sennò sono soltanto parole. Si dissalda la nostra volontà sempre per via del piacere che noi proviamo quando facciamo il peccato: ciò che piace alla mia mente, alla mia volontà, ai miei affetti, ai miei sensi. E’ sempre il piacere quello che dissalda la mia volontà dalla volontà di Gesù, dalla volontà di Dio. E’ questo il punto. Però non scoraggiamoci, perché la carne e lo spirito, per il peccato originale, e il fomite della concupiscenza, sono portati ad altri piaceri diversi; per questo non dobbiamo rinunziare e portare la croce.
Non scoraggiamoci, chiediamo al Padre Celeste di aiutarci. Ha mandato Gesù il quale provvede perché il nostro spirito e la nostra carne siano confortati: la nostra carne un giorno risorgerà, e il nostro spirito godrà la visione beatifica. Non scoraggiamoci se tante volte ci sono divisioni tra quello che piace a Dio e quello che piace a noi. La pace di Gesù è appunto questa gioia nel vedere saldata la nostra volontà con la sua volontà e con la sua Parola, specialmente con l’amore fraterno. (Don Pierino)
Noi dobbiamo amare il prossimo, il quale ricambia insultandoci perché siamo di Cristo. Talvolta coloro che ci ingiuriano lo fanno in nostra assenza, come alle nostre spalle, mentre altre volte ci insultano in faccia. Così fecero con il Signore appeso alla croce: Gesù supplicava il Padre di perdonarli ed essi lo insultavano prendendolo in giro: “Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce”. Se uno ti ingiuria mentre sei assente, non hai bisogno di fortezza, perché non odi le sue parole, né ti feriscono le sue offese.
Se invece ti ingiuria in faccia, hai bisogno di essere forte. Che vuol dire: Hai bisogno di essere forte? Devi sopportare l’offesa! Non credere infatti di essere forte se, udito l’oltraggio, ti lasci vincere dall’ira e assesti un pugno all’offensore. Non è fortezza quella per cui colpisci chi ti insulta; anzi tu stesso sei un vinto dell’ira, ed è il colmo della stoltezza chiamare forte un uomo sconfitto. Lo dice anche la Scrittura: “Colui che vince l’ira è più forte di colui che conquista una Città”. Vale di più – dice – il domatore dell’ira che non il conquistatore di una città. Hai dunque in te stesso un grande antagonista. Se ascoltando un’offesa, ti senti ribollire di rabbia, e stai lì lì per restituire male per male, ricorda le parole dell’Apostolo: “Non restituite male per male né ingiuria per ingiuria” .
Ricordando queste parole, spezzerai la tua ira e ti conserverai nella fortezza. E siccome sei stato offeso in faccia, non alle spalle, ecco che ti sarai cinto (il testo dice: praecinctus) di fortezza. La verità del cristiano si mostrerà alla fine della sua vita. Sparisce l’erba, sparisce la prosperità dei peccatori; ma qual è la sorte dei giusti? “Il giusto fiorirà come la palma”. I peccatori germogliano come l’erba cattiva, il giusto fiorirà come la palma. Nella palma ha voluto simboleggiare l’altezza. E, forse, nella palma ha valore simbolico anche il fatto che essa è bella nella sua cima. Nasce dalla terra e termina in alto, con una cima, e in questa cima è tutta la sua bellezza. La sua radice rasoterra appare brutta, ma bella è la sua chioma sullo sfondo del cielo.
Anche la tua bellezza si manifesterà alla fine, se sarai fedele a Cristo. A te interessa la tua coscienza che ti assicura che quello che dicono di te, è falso. Affonda la radice della tua vita nella parola di Dio; ricorda sempre che man mano che avanzi nella vita tra tentazioni difficoltà di ogni genere, la speranza che la parola di Dio ha messo nel tuo cuore, ogni giorno che passa, diventa sempre più certezza. Il desiderio di essere nel Regno dei Cieli diventa sempre più ardente: “cupio dissolvi et esse cum Cristo”, diceva San Paolo ai suoi cristiani – desidero ardentemente che questa mia vita si dissolva perché io possa essere con Cristo -. La nostra radice è piantata in alto, poiché nostra radice è Cristo, che è asceso al Cielo. Chi si sarà umiliato, sarà esaltato. “Come il cedro del Libano si moltiplicherà”.
Osserva quali alberi ha menzionato. Il “giusto fiorirà come la palma; come il cedro del Libano si moltiplicherà”. La palma e il cedro non inaridiscono quando nascerà il sole del giorno in cui il Signore verrà. L’erba invece inaridisce quando il sole della giustizia di Dio brucerà la loro esistenza inutile “nel fuoco eterno” disse Gesù. Verrà il giudizio, e allora inaridiranno i peccatori e fioriranno i fedeli. Termino questa catechesi con una preghiera che nel lontano medioevo faceva un sant’uomo: Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché “sia operante in me” (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine.
Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e di volere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. “In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete” (Sal 4,9). Amen.