Il prossimo è il punto di convergenza di Dio e dell’uomo.
L’amore è donare ad un altro un bene, l’altro è il prossimo: senza il prossimo, l’amore non avrebbe il suo compimento e la sua attualizzazione. Addirittura tanto è caro a Dio il prossimo da ritenerlo come Lui stesso, “quello che fate ad uno di questi, lo avete fatto a me”. Alla fine del mondo, nel giudizio, Dio ci chiederà conto dell’amore al prossimo, che sarà la misura e la verifica dell’amore a Dio.
L’accoglienza è amore al prossimo. Essa è anzitutto apertura del cuore, è dialogo, è comprensione, è servizio, è dono, ospitalità, è sollievo al corpo ed allo spirito del prossimo. Accogliere il prossimo è accogliere Dio. L’accoglienza di Dio sotto le spoglie del prossimo non può cercarsi fra gli umori imprevedibili e le formalità standardizzate: la sua sorgente è una sola, il cuore. L’amore è il fuoco che dilata il cuore, più s’infuoca e più fa spazio ad accogliere il prossimo. L’amore umano è debole ed incapace a dilatare il cuore ad ogni fratello: i limiti sono innumerevoli, come la simpatia, la bellezza, la ricchezza, la cultura, l’interesse.
L’amore cristiano invece dilata il cuore secondo le dimensioni dell’amore di Cristo, cioè secondo la carità di Dio, senza limiti ed inesauribile. La carità fraterna è il comando nuovo della nuova creatura della redenzione. L’amore di Cristo è infinito e dilata il cuore dell’uomo in maniera quasi infinita. L’umiltà e la mansuetudine, la purezza di cuore e l’unione con Dio generano la prontezza e la gioia, la disponibilità al servizio e la sensibilità nel percepire le attese, la dolcezza del volto e la prudenza dei modi. L’amore di Cristo dona la pace al cuore dell’uomo, il quale, a sua volta, sente la gioia e l’onore di donarla al prossimo che incontra.
La dolcezza, la gioia e la pace sono il clima dell’accoglienza del prossimo. L’umore uniforme e la pazienza di chi accoglie danno serenità e fiducia a chi viene accolto. La prudenza e la semplicità aiutano ad accogliere bene e sempre ogni prossimo di qualsiasi temperamento e carattere. La preghiera e la vigilanza preparano e donano la forza ad accogliere il prossimo più difficile, anche il traditore e il nemico. Com’è bello accogliere tutti! Nell’accoglienza del prossimo si sente il fuoco della carità di Cristo che non riesce ad escludere nessuno, anzi fa festa ad accogliere il figliol prodigo e la pecorella smarrita. E se qualcuno è ingrato ed infedele, Gesù si lascia inchiodato sulla Croce per non chiudere le braccia a nessuno.
Il Crocifisso è l’emblema dell’accoglienza, è il modello della dilatazione del cuore: Egli se lo lascia fermare dalla morte, squarciare dalla lancia pur di continuare ad abbracciare i suoi crocifissori di ogni tempo. Ha chiamato addirittura te perché lo aiuti ad abbracciare anche me, povero peccatore.========== (Don Pierino Galeone).
Apriamo insieme la Scrittura Sacra e leggiamo alcuni brani che riguardano l’accoglienza di Gesù da parte nostra. “esulterò per la tua salvezza”, l’uomo e la donna che hanno accolto Cristo gioiscono a causa della sua Salvezza, che è lo stesso Signore nostro Gesù Cristo, Potenza e Sapienza di Dio. Il Profeta si riferisce anche alla Chiesa che ora è afflitta dal mondo che non la vuole accogliere, ed è salva nella speranza di essere accolta nel Regno di Dio; ora invece è spaventata sia dalla violenza che dall’errore delle moltitudini che le tumultuano intorno. “Sprofondate sono le genti nella corruzione che hanno suscitata”.
Al peccatore che non accoglie Cristo è riservata una punizione secondo le sue stesse opere; così anche coloro che hanno voluto perseguitare la Chiesa sono sprofondati in quella corruzione che credevano di infliggerle. Desiderano infatti far morire il cristianesimo, mentre essi stessi muoiono alla vita divina nella loro anima. “In questa rete, che avevano occultata, è stato preso il loro piede”. La rete nascosta è la mentalità materialista ed edonista che inganna molti cristiani. Per piede dell’anima si intende giustamente l’amore; il quale, quando è perverso, è detto cupidigia e libidine; mentre quando è retto, è chiamato dilezione o carità.
È infatti con l’amore che noi ci muoviamo verso coloro verso i quali ci dirigiamo; il luogo del cristiano che ha accolto Cristo non è situato in qualche spazio come il loro corpo, bensì nella gioia in cui si allieta chi vi è giunto per mezzo dell’amore a Dio e al prossimo. La cupidigia genera il diletto mortale, la carità invece genera la gioia. Per questo la cupidigia è detta anche “radice”; senza dubbio si intende per radice il piede dell’albero. Radice è stata detta la carità da nostro Signore quando paragonò la parola di Dio che viene predicata, al seme che il seminatore sparge sul terreno: “quelli caduti in luoghi petrosi, si disseccano per il bruciore del sole, appunto perché non hanno una profonda radice”: si tratta perciò di coloro che si rallegrano nell’accogliere la parola della verità, ma cedono poi alle tentazioni, alle quali si resiste solo con la carità; solo chi accoglie la parola di Dio e la mette in pratica, accoglie Cristo.
Anche l’Apostolo dice: “affinché, radicati e fondati nella carità, possiate comprendere …” . “il piede”, cioè l’amore al peccato dei peccatori, è preso nella rete che i peccati stessi nascondono. Quando hanno conseguito il piacere con una azione fraudolenta, Dio li ha abbandonati alla concupiscenza del loro cuore. Quel piacere li incatena in modo che non osano strappar via l’amore di cui parlano le canzoni di San Remo, per cui non possono volgersi verso le cose utili; se tenteranno di farlo, soffriranno nell’animo come coloro che tentano di strappare il piede dai ceppi. Il mistero del peccato impuro, cioè dell’amore carnale, è quello di diventare succube della passione; coloro che soccombono a questi desideri non vogliono più separarsi dal piacere micidiale. “Nella rete che avevano occultata, cioè nel consiglio del demonio ingannatore, è stato preso il loro piede”; cioè l’amore che con l’inganno del demonio è pervenuto a quella vana gioia del peccato, può essere paragonato al dolore che sentiranno quando verrà loro rivelato di aver rifiutato Cristo e il Regno dei Cieli. “Il Signore è conosciuto nel fare i giudizi”.
Questi sono i giudizi di Dio: il tormento di aver rifiutato Dio non viene mai dalla serenità della sua beatitudine, né dai segreti della sapienza del Vangelo nei quali sono accolte le anime beate. Essi sono tormentati “Nelle opere delle sue mani – dice – è stato preso il peccatore.” Quando vedranno quello che hanno perso per godere in modo passeggero di alcuni piaceri effimeri, il loro pentimento sarà straziante; anche perché vedranno che hanno perseguitato coloro che hanno accolto il Vangelo. “diranno: pensavamo che erano degli idioti perché si privano di tante cose piacevoli, e invece idioti siamo stati noi”.
Qui il Profeta intercala un cantico di intermezzo (diapsalma): chi ama Cristo, gioisce per una segreta letizia a motivo della separazione che si compie già in questo mondo nei sentimenti degli animi tra i peccatori e i giusti, come tra “ il grano e la pula” che sono ancora insieme sull’aia. Continua: “si volgano i peccatori verso l’inferno”; cioè siano consegnati nelle loro stesse mani, e siano avvinti nei lacci del piacere che ha procurato la morte della loro anima. “Tutte le genti che dimenticano Dio”: siccome non hanno tenuto in alcun conto la conoscenza del Vangelo, “Dio li ha abbandonati in balìa dei loro sentimenti perversi”. “ non per sempre sarà dimenticato il povero”, cioè colui che ora pare essere dimenticato, quando i peccatori sembrano godere nella felicità di questo secolo e i giusti esser travagliati; ma la pazienza dei poveri – dice – non perirà in eterno.
Ecco perché è necessaria ora la pazienza per sopportare i malvagi che ci vogliono emarginare dal mondo. Essi si sono separati già ora nella loro volontà dai buoni cristiani, finché non saranno separati anche nell’ultimo giudizio. “Sorgi, o Signore, non prevalga in noi l’uomo, ma l’essere figli di Dio”. Il Profeta implora il giudizio futuro; ma prima che venga, “siano giudicate – dice – le genti al tuo cospetto”, cioè tutti saremo giudicati da Cristo al momento della nostra morte. Il giudizio verrà pronunziato alla presenza di Dio, e pochi santi e giusti. Sono pochi quelli che prendono in seria considerazione questo che Dio ci ha rivelato.
Per coloro che non hanno accolto Cristo e il suo Vangelo, il Profeta dice: “Poni, Signore, un legislatore su di essi”. Mi sembra che qui alluda all’anticristo che li ha conquistati con la legge del peccato. Di esso l’Apostolo dice: “Quando sarà rivelato l’uomo del peccato”. Quando gli uomini e le donne vedranno cosa significa essere un uomo, una donna, che è rimasto nel peccato, “imparino le genti, i peccatori, che sono uomini”: chiama uomini coloro i quali amano il peccato fino al punto che non vogliono essere liberati dal Figlio di Dio, in modo da appartenere a satana.
I peccatori rimangono figli degli uomini, cioè sono uomini e donne che non hanno rinnovato la loro esistenza nella Grazia. Il giudizio su di loro è questo: siano servi dell’uomo del peccato, ossia del vecchio uomo peccatore, “poiché resteranno uomini”, “non diventeranno simili agli Angeli del Cielo”.