Il primo pensiero: la fiducia in Dio misericordioso dinanzi alla tua fragilità predominante, ricorrente e alterna, che disturba la tua psiche, il tuo amore a Gesù, il tuo umore, che rende pesante il tuo cammino. La fiducia in Dio misericordioso verso la nostra anima che ricade nella fragilità predominate, ricorrente; ricorrente vuol dire che ricorre molto spesso, sempre, e quello che più dà pena è l’altalena. Se una macchina cammina ora bene, ora male, è imprevedibile quando cammina male, perché ti dà fastidio; egualmente una lampadina che ora si accende e ora si spegne, l’altalena, questa intermittenza ti dà fastidio; e la fragilità predominante, ricorrente, proprio perché imprevedibilmente alterna la sua presenza e la sua assenza dà molto fastidio.
A volte si ha più presente il dispiacere che si dà a Dio, a volte si ha più dispiacere per l’umore che cambia e diventa l’animo più triste, a volte fa dispiacere perché noi, cambiando umore, siamo diversi dinanzi agli altri. Quindi, meno accoglienti, meno sorridenti, meno saggi, più facilmente cadiamo nell’incomprensione, nel nervosismo, forse anche nell’allontanamento si prendono distanze, si portano bronci, rancori o covati nel silenzio o a volte espressi questi rancori con frasi pungenti. Il secondo pensiero: la misericordia verso i nemici, la misericordia verso di te, verso di noi che diventiamo in maniera imprevedibilmente altalenante, intermittente, nemici di Dio; e noi dobbiamo avere nel nostro cuore la speranza che la misericordia di Dio è più grande della nostra malizia.
Poi la misericordia verso i nemici: Gesù dice che se noi perdoniamo i nemici saremo simili al Padre celeste, saremo veri figli del Padre suo e nostro. Perché? e dà la spiegazione: perché Iddio «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,45) e quindi è sempre buono con quelli che gli sono nemici, cioè con i peccatori. E poi ribadisce: «Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?» (Mt 5,46-48). Allora tu davvero mostri misericordia quando sei buono con i nemici, non soltanto perdoni il nemico, ma preghi per lui. E se il Signore, la Provvidenza ti dà uno spazio per poter ricomporre la pace, per poter riattivare la riconciliazione, profitta, non essere timido, non essere dubbioso perché se Iddio è misericordioso verso di te che molto facilmente cadi nella fragilità predominante, ricorrente, altalenante, imprevedibilmente per cui ti affliggi, per cui non soltanto ti affliggi, ma cambi di umore nella preghiera, nella carità fraterna, nell’adempimento dei tuoi doveri.
Ecco, tu devi essere più umile dinanzi al Signore, devi dire al Signore con santa umiltà, con santo rossore di perdonarti gettandoti tra le braccia del Divin Padre, come un bimbo tra le braccia della mamma. Non ti scoraggiare. Né devi essere duro, scoraggiato nel perdonare il nemico, specialmente quelli che sono a te avversari nella comunità ecclesiale, nella famiglia, tra parenti, tra quelli che sono più vicini, perché a questi più facilmente possono scappare parole, comportamenti che possono dare a te pena, fastidio e ombra di avversione. La parola d’ordine di Gesù è questa: coraggio, non preoccuparti, non pensare. Vedete, quando la fragilità è quella predominante, ricorrente, imprevedibile acquista un po’ di involontario, perché l’imprevedibilità, la meccanicità, dà il senso dell’involontario e quindi il capo di questo filo che si è smagliato diventa difficile a prenderlo.
Non vi scoraggiate, non vi scoraggiate, Lui è il nostro coraggio, fatevi coraggio, non vi umiliate più di tanto, perché l’umiliazione deve arrivare a quel limite, non più sotto, perché se vi spinge più giù è satana. Iddio è Padre, è buono. La misericordia di Dio è infinita: settanta volte sette; oh, come è bello pensare che Iddio è Padre e non ci perdona in maniera da sopportarci, ci perdona di cuore, per cui vuole la riconciliazione con noi suoi figli. Come è bello sentire nel cuore di nuovo dopo le nostre fragilità questo amore palpitante del Padre che ci abbraccia, che ci bacia, che ci dice coraggio, non preoccuparti, non ci penso più, cammina, ascolta la Parola che ti viene detta dallo Spirito mio nel cuore, dice il Signore Onnipotente.
La misericordia e il perdono è fonte di pace, grande pace nel cuore: c’è il sollievo, c’è l’odore della tenerezza del Padre celeste, si sente con l’amore più forza a evitare le fragilità ricorrenti in cui forse anche da poco siamo caduti. Come è bello sentire la pace nel cuore per cui l’anima ha uno sprint maggiore per non farlo più. Beati coloro che credono alla misericordia di Dio che è il nutrimento più dolce, più soave, più amabile, più incoraggiante delle nostre anime. Come fa il Padre Celeste con noi a dirci parole suggerite dallo Spirito di Dio che ci rendono più sereni, ci danno più forza a essere più buoni, così noi dobbiamo continuare a dire a quelli che mancano, specialmente se siamo fratelli e sorelle; dobbiamo aiutare quelli che mancano in modo tale che si sentano incoraggiati ad essere più buoni, come il Signore fa a noi come Padre, noi facciamo come fratelli ai nostri fratelli.
A volte il Signore permette la fragilità perché tu possa essere più buono verso quelli che mancano, e badate, che nella Lettera agli Ebrei viene detto che il Signore Gesù entrò proprio nella debolezza umana, senza il peccato si capisce, perché diventasse un sacerdote misericordioso. L’imprevedibilità comporta un più radicale scoraggiamento perché ti fa pensare così: “Ora sto bene, ma cosa succederà dopo?” e ti mette dentro l’insicurezza della tua resurrezione. Si allaccia all’involontarietà ma poi indebolisce anche la speranza in una radicale resurrezione.
Quando satana riesce a mettere l’ansia nella vita spirituale, è segno che ha già fatto molta strada, perché l’ansia è sorella dell’inquietudine. A volte “scatta” con lo scrupolo, a volte con il difetto predominante, con gli sguardi, gli affetti. Il fatto di ritrovarsi davanti a questo difetto in maniera imprevedibile, può indurre la volontà ad un compromesso: “Ogni tanto è necessario che io faccia così!”. L’imprevedibilità ti dà questa convinzione: “Ora mi comporto bene ma so che, come è già capitato in passato, certamente ricadrò!”; si tratta di una convinzione che si può radicalizzare. Ma l’imprevedibilità non è insormontabile.
Da parte del Signore, la ricorrenza della fragilità ti suggerisce una preghiera maggiore e una vigilanza più perfetta; il Signore, proprio per sradicare quella fragilità, ti rende presente la possibilità della caduta. E allora arrivi a pensare: “Ma che ho fatto di male per cadere? Eppure ho pregato, sono stato attento…”. Anche se non c’era materialmente qualcosa, tuttavia dentro di te c’erano immagini, ricordi, o la pigrizia, cose che furono sufficienti per satana per riportare la tua volontà alla debolezza ricorrente. Il Signore vuol farti essere più convinto che non devi mollare per nulla! Allora la fragilità può essere una chiave per Dio perché ti vuole santo, ma può anche essere una chiave per satana. L’anima sa tutto questo, sa che guardando ad esempio la TV, quell’ “inizio” è sufficiente per provocare una catena di ricordi, e allora si convince che deve evitare la fragilità fin dal suo inizio.
Satana invece non fa vedere l’inizio della fragilità ma soltanto l’effetto, per farti così concludere: “Ma è la mia natura, sono fatto così, è inutile che mi sforzo con la preghiera e la prudenza!”. In questo modo ti fa lasciare la preghiera e allentare la prudenza, per cui tutta la vita spirituale va a rotoli. Con alcuni, satana può anche manipolare quell’inizio della fragilità come uno scrupolo; con altri può indurre a dire: “Ma non c’è nulla di male, non vedo perché devo vivere questa situazione con ansia”. Specialmente chi è più giovane ha una ricchezza maggiore di vitalità, un “acceleratore” nei sensi che lo fanno sbandare e a volte persino impazzire. Tante volte le depressioni nascono proprio da qui.