Come Gesù, prima di iniziare la vita pubblica, è stato consacrato dallo Spirito Santo, così il cristiano deve essere consacrato dallo Spirito Santo, cioè possedere i doni che lo immunizzano dal contagio del mondo ateo e materialista, per iniziare a vivere la sua testimonianza alla fede. “Il Signore manda i suoi nel mondo come agnelli in mezzo ai lupi”. I cattivi dispongono di mezzi potenti per creare la mentalità di una vita senza morale e senza speranza dopo la morte. Per questo Gesù raccomanda a noi di essere prudenti come i serpenti e semplici come le colombe, e di stare in guardia, perché “i figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce”.
Non bisogna mai abbassare la guardia, dobbiamo evitare che coinvolgano anche noi in una società senza Dio; satana, dice San Pietro, è “come un leone ruggente, va in giro in cerca della preda da divorare”. Il mondo è dominato dalla menzogna e dalle concupiscenze, il suo principe è satana: “tutto il mondo è dominato dal maligno. Il mondo che non ha accolto il Cristo, non accoglie quelli che vogliono vivere “puri e immacolati in questo mondo”.
Non dobbiamo esitare mai, Gesù ha detto: “Io ho vinto il mondo, il principe di questo mondo è stato già giudicato e confinato nell’inferno”. Chiunque vive come Lui ci ha insegnato, viene da Lui difeso, riceve le Grazie per vincere qualsiasi tentazione. Le concupiscenze sono il segno di appartenenza al mondo, lo spirito delle opere buone e dell’amore a Dio e al prossimo, sono il segno di appartenenza a Cristo. Come le Sue opere e le Sue parole lo hanno rivelato “il Santo di Dio”, così le opere e le parole di un cristiano lo devono rivelare un uomo, una donna, che non ha nessun problema a rinunziare al peccato.
Le opere e le parole del Cristo devono essere le opere e le parole del cristiano nel mondo. “Chi crede in me, dice Gesù, compie le opere che io faccio, ed io faccio le opere che mio Padre mi ha comandato di fare, mio cibo è compiere la sua opera, fare la sua volontà”. Afferma ancora: “Vi annunzio le sue parole, vi insegno la sua dottrina, mi comporto come mio Padre si comporta”. “Chi ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui”, scrive l’Apostolo Giovanni. Chi odia il mondo non segue le sue opere e le sue concupiscenze e può compiere le opere del Signore, cioè le opere della fede. La fede vince il mondo. Gesù è il Consacrato nel mondo, è il Cristo che il mondo non riconobbe. Egli ha portato nel mondo la vita e le opere del Padre.
Le ha compiute prima Lui per farle compiere a chi crede in Lui. Per questo il Padre lo ha mandato, per salvare il mondo. “Il Padre ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito”, il quale ha compiuto l’opera affidata a Lui dal Padre, proprio sulla Croce. Disse “Tutto è compiuto, ed emesso un forte grido, spirò”. Qui Gesù si rivela “il Santo di Dio“. Anche i crocifissori lo riconoscono: “Veramente costui era il Figlio di Dio”. Per la Santa Croce ha redento il mondo, ha vinto il demonio, ha vinto il mondo, ha tolto il peccato e con la sua resurrezione ha dimostrato di aver vinto anche la morte. Ha detto ai suoi: “Non temete, Io ho vinto il mondo“.
Però ha aggiunto: “hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; non vi lascerò orfani, vi manderò lo Spirito Santo, Io sarò sempre con voi”. Andate nel mondo, predicate il Vangelo a tutte le genti, battezzatele, predicate che tutti facciano quello che Io ho comandato di fare. “Tutti vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Signore, guardatevi di praticare le vostre opere buone solo davanti agli uomini, chi ha compiuto un’opera buona verso un fratello, l’ha compiuto verso di me”. Facciamo le opere richieste dalla nostra conversione, opere di pace, opere di bene, diventiamo ricchi di opere buone, disponiamo il nostro animo ad ogni opera buona, dobbiamo essere sempre pronti a fare il bene, e farlo con gioia.
Stimoliamoci a vicenda a fare le opere buone, il mondo ne ha un disperato bisogno. Il bene che facciamo a tutti quelli che sono disposti ad accoglierlo, dice al mondo quello che noi siamo. Il compimento di ogni opera buona è la croce della nostra testimonianza, su quella croce si compie l’opera della nostra santificazione, e si ottiene la salvezza per noi e per quelli che portiamo nel cuore. Quando stiamo sulla nostra croce, siamo uniti a Gesù, per cui riceviamo da Lui la dignità dei figli di Dio. Un sacerdote in confessione chiese a Padre Pio: quale opera buona in particolare bisogna fare per essere buoni cristiani? Rispose che le 14 opere di misericordia raccomandate dalla Chiesa di sempre, sono necessarie per diventare veri cristiani.
Ognuno di noi quindi deve scegliere quella o quelle che gli è possibile realizzare. Occorre soprattutto dare agli altri la misericordia che abbiamo ricevuto da Gesù. Le opere di misericordia sono le azioni di carità con le quali diamo sollievo al nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali. Istruire, consigliare, consolare, confortare, sono opere di misericordia spirituale, come perdonare e sopportare con pazienza. Le opere di misericordia corporale segnatamente consistono nel dare da mangiare a chi ha fame, nell’ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti.
Tra queste, l’elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio (2447 CCC.). Il Codice della Chiesa cattolica dice praticamente che il povero ha diritto ad avere quello che per noi è superfluo. Servire, cioè dare sollievo al prossimo offrendo ciò che a lui manca; puoi sempre dare la tua preghiera, quando non sei in grado di dare quello di cui il prossimo ha bisogno. Per saper stare con gli altri, bisogna saper stare insieme con quelli della propria famiglia, portando i pesi gli uni degli altri, solleciti sempre delle necessità di chi vive con noi. La croce comincia ad esserci quando il prossimo non solo non ricambia, ma sembra che provi un gusto particolare a tormentarci senza pietà. “bisogna imparare a gioire con chi gioisce e a soffrire con chi soffre”, aggiungendo sempre all’amore fraterno, la carità che è l’amore di Cristo, punto di partenza e di arrivo dell’amore al prossimo. Il Signore Gesù raccomandava: “Abbiate in voi stessi lo spirito di sacrificio e siate in pace gli uni con gli altri“. I primi seguaci del Maestro erano assidui nel compimento del proprio dovere quotidiano, docili agli insegnamenti degli Apostoli e fedeli nell’amore fraterno.
Erano un cuore solo, un’anima sola, e una sola voce. “Erano lieti e vivevano in pace, conservando l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace”. Avevano gli stessi sentimenti di amore e di compassione, erano tutti strettamente congiunti nell’amore. Camminavano nella carità, si distinguevano per la carità, edificavano la loro vita cristiana sulla carità. Cercavano, tendevano, si stimolavano alla carità. Andavano d’accordo nel Signore. Erano umili, miti, lieti; a tutti graditi a Dio, preziosi, dal mondo odiati, perseguitati e messi a morte fisica e morale. Tutto in perfetta letizia. Erano uomini e donne di questo mondo come noi, il loro mondo era il paganesimo che dava loro gli stessi problemi che il mondo di oggi dà a noi.
Quanto più si soffre per fare il bene, tanto più si ha da Dio il dono dell’amore. Il cristiano deve essere un vero credente. “Chi crede in me, compie le mie stesse opere”, torna a dirci Gesù. Deve amare soffrendo e soffrire amando, deve salire sul calvario della volontà di Dio che ci vuole buoni in mezzo ai cattivi, deve essere sempre umile e mite di cuore. Deve disprezzare il culto del peccato che vige nel mondo e la passione per le cose vane, per desiderare, amare e servire ai fratelli anzitutto i beni del Cielo ed il resto, quando si possiede il superfluo. Gesù ci vuole simili a Sé.
Queste affermazioni che ho illustrato in questa catechesi me le ha insegnate Padre Pio; per nove anni è stato il mio Padre spirituale, posso testimoniare che anche adesso dal Cielo continua a guidarmi; mi assiste anche quando scrivo le catechesi. Non lo vedo, non mi parla, sento che mi sta vicino.