Vorrei dirti tre pensieri per dimostrare che sull’altare si rinnova il sacrificio della croce.
- Il sacrificio della croce è il sacrificio di una vittima divina, è un sacrificio infinito per cui non ha bisogno di altri sacrifici, e rimane l’unico sacrificio che espia i peccati del mondo.
- Sull’altare avviene realmente un sacrificio, «questo è il corpo offerto in sacrificio per voi», «questo è il calice del mio sangue versato per voi e per tutti in remissione dei peccati», sacrificio sulla croce, sacrificio sull’altare.
- Poiché quello sulla croce è un sacrificio infinito, e quindi non ha bisogno di altri sacrifici, ed è l’unico sacrificio, sull’altare c’è il sacrificio di Cristo: «questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi», il calice versato, il calice del sangue versato per voi e per tutti.
Ovviamente il sacrificio sulla croce e il sacrificio sull’altare non può essere un sacrificio diverso, non ha bisogno di altri sacrifici, è l’unico sacrificio della croce che si rende presente sull’altare. Quindi sulla croce sacrificio infinito, sull’altare si rende presente il sacrificio di Cristo sul Calvario; non può essere diverso dal quello della croce. Sull’altare si ripresenta il sacrificio della croce realmente, realmente, perché Gesù non poteva dire una cosa per l’altra, ha detto «questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi», Lui sapeva quello che diceva, un vero sacrificio, la modalità cambia.
La sintesi della passione e morte di Gesù sono le cinque piaghe; le stimmate sono la sintesi della passione e morte di Gesù; e Padre Pio per cinquantotto anni ha portato quel segno visibile nella sua carne, cioè della passione e morte di Gesù, e ovviamente per il fine del sacrificio di Gesù: l’espiazione dei peccati del mondo, specialmente del mondo contemporaneo; e quindi ha pregato e sofferto per me, per te, per noi. La speranza di essere redenti è una virtù essenziale della nostra fede in Cristo che ci ha redenti.
Facciamo qualche riflessione sulla nostra speranza, che spesso si alterna con gli sbandamenti nella fede. Facciamo tre considerazioni: la speranza nel buio, la speranza nella luce, la speranza tra il buio e la luce. La speranza nel buio è quando tu ti trovi nel buio della fragilità, nel buio interiore, nel buio esteriore, perché non vedi accoglienza, comprensione, amabilità e direi, carità, buio. Avere la speranza significa stringere i denti e camminare. La Speranza nella luce è quando la luce dello Spirito Santo ti fa vedere le tue fragilità; nel buio del fervore non vedi nulla, però cammini sempre nel timore della fragilità.
Nella luce tu puoi vedere sia i passi buoni, in questo caso tu devi eliminare la presunzione; sia i passi della fragilità, e devi eliminare lo scoraggiamento; per cui la presunzione e lo scoraggiamento sono contro la speranza. Devi avere la speranza sia nella fedeltà al Vangelo senza la presunzione, e sia, nello scoraggiamento; è essenziale avere la speranza nel momento dello scoraggiamento, quando vedi in faccia le fragilità ricorrenti, e il difetto predominate; per cui devi con insistenza pregare il Signore perché Lui è Dio, è Padre e ti vuole bene; Dio Onnipotente che può darti gli aiuti necessari perché tu possa essere buono.
Il terzo momento particolare, la situazione particolare dell’anima: quando tu sei tra il buio e la luce; a volte l’anima è nel buio, e a volte la luce è sbattuta così, che non sa come si trova, dove si trova, se sta facendo bene o male, se è gradita al Signore, se quella tempesta di ricordi passati, o di affetti presenti, o di incomprensioni umilianti, o di avversioni sconcertanti inspiegabili; se in quei momenti di buio il tuo cuore è schiacciato e geme, abbi speranza, aggrappati al Signore; se sei oppresso rivolgiti al Signore ed Egli ti ristorerà. Nella luce, per cui questa altalena di buio e di luce, per cui nella luce tu vedi il cammino meno difficile, a volte lo vedi più seminato di fragilità, che vengono fuori come la gramigna nella campagna; certamente il tuo animo sbattuto così tra il buio e la luce, tra il riuscire e non riuscire, ti fa davvero ubriacare, a volte impazzire, anche nei momenti in cui appare psicologicamente questa insopportabilità dello stato spirituale.
Sii umile, sii umile, piegati, inginocchiati dinanzi a Dio e dì al Signore: Signore io credo in te, io spero in te, io ti amo, io confido in te, grazie che tu mi provi, ma io ti amo. Non mancano gli sbandamenti, cosa vuol dire sbandamento? La parola banda in Italiano vuol dire: una parte, da una banda all’altra, vuol dire appunto da una parte all’altra. Quali sono le parti? Iddio e satana, il bene e il male, il tuo Io e quello di altri dai quali tu dipendi. Lo sbandamento a volte avviene tra Dio e satana, per cui aggredisce la fede; a volte lo sbandamento avviene tra il bene e il male, per cui hai perduto il senso del peccato, il senso delle opere buone; e i più, specialmente quelli che vanno sempre in Chiesa, hanno sbandamento tra l’Io e il Papa, il Vescovo, i sacerdoti, il presidente di azione cattolica, i superiori religiosi. Pericoloso è lo sbandamento tra l’Io e Dio; l’io che parla attraverso le concupiscenze, e Dio che parla attraverso la Chiesa.
È qui che tante anime si arrestano nella vita spirituale. Lo sbandamento inoltre avviene anche tra la preghiera e la vigilanza; a volte si prega e non si vigila, a volte si fa qualche fioretto di vigilanza e si prega meno, a volte non si prega e non si vigila. Il motorino di questi sbandamenti della preghiera e della vigilanza è appunto la ragione; uno è molto occupato, preoccupato, un tipo nervoso, che inchioda i problemi nella mente, per cui le distrazioni sono tali e tante che anche psichicamente sente difficoltà di pregare; molto facilmente o prega male, prega poco o non prega affatto. Egualmente anche la prudenza; la prudenza scivola in maniera quasi inavvertita, inspiegabile, imprevedibile; e poi in maniera fulminea e violenta satana colpisce in modo mortale o, se non mortale, in maniera frequente da stancare, da creare continue emorragie sia nella ragione, sia negli affetti; un po’ nella psiche, un po’ nel fisico; per cui si è stanchi di pregare, di lavorare, di seguire iniziative, si compiere il proprio dovere; comincia così quella stanchezza che è frutto di una preghiera e di una vigilanza non ben combinata in modo tale da essere sempre in comunione con Dio.
E` necessario eliminare dalla nostra mente e dalle nostre labbra questa parola diabolica: non ci riesco. Oh se potessimo distruggerla, bruciarla, incenerirla questa espressione, perché inchioda la disperazione, e non lascia spazio alla speranza! La speranza è un dono soprannaturale che ha ricevuto lo Spirito Santo da Gesù, per darlo a noi. La speranza infatti è il dono soprannaturale per cui noi attendiamo da Dio tutti i beni necessari, compresa la vita eterna. Questi beni Gesù li ha; tutti i doni li ha meritati sulla croce, morendo e risorgendo; però tutti i beni li ha affidati allo Spirito Santo, il quale certamente ci porta i doni necessari per riuscire.
Se uno non ci riesce, insulta lo Spirito Santo quasi che non sia un amministratore puntuale a darci i beni che ci sono necessari per la conversione e la salvezza; oppure dobbiamo pensare che Gesù è mancante di quei beni, che lo Spirito Santo vorrebbe darci, e invece non li può dare perché non li può prendere da Gesù. È un insulto allo Spirito Santo, al Figlio di Dio, e al Padre Celeste che avrebbe reso insufficiente la conversione e la salvezza universale. Vorrei che tu tenessi presente questo pensiero; se qualcuno ha pensato: sì, io lo so che posso riuscire, però non riesco. Questa frase è l’inizio della via della perdizione, perché tu sai che puoi riuscire, e evidentemente non hai la volontà, la tua volontà è indurita. Quindi sai che puoi riuscire, vedi la Grazia di Dio, hai esperienza nei momenti difficili che se tu vuoi, riesci; e soltanto perché non vuoi, non riesci.
La durezza della volontà ti porta alla perseveranza nel male: perseverare diabolicum est, perseverare nel male è diabolico; e se è diabolico è la via della perdizione. Ciò che stanca di più è l’ “altalena”. In te ci può anche essere l’esigenza sincera di eliminare la fragilità, ma a forza di consumare il lucignolo della speranza, satana ti suggerisce questo: “Ora la speranza è finita, è finita, è finita per sempre”; e allora, o cadi nel compromesso, o dici: “Beh, come va, va!”. L’altalena ubriaca, fa sbandare: ora obbedisci alla volontà di Dio, ora no, ora stai psicologicamente bene, ora sei disperato. L’anima tua è cosciente dei momenti in cui ha la fragilità, e dei momenti in cui è più buona. Continuare a sperare mentre ti trovi nell’ubriachezza dello sbandamento, a volte è davvero un atto eroico, è un cammino fatto con la buona volontà; perché con la presenza della fragilità, l“altalena” non c’è. L’altalena è quando perdi la bussola, e hai come criterio la periodicità.