Il primo pensiero è questo: la differenza che c’è tra il peso, la pressione, l’oppressione, lo schiacciamento. Il peso: è una forza di gravità che ti porta giù. Il peso spirituale è una forza di gravità che ti porta giù a ripetere sempre le stesse fragilità. La pressione: quando non soltanto la forza di gravità è intrinseca alla fragilità, ma aumenta la forza per la debolezza della volontà, per la confusione della mente, la forte sensibilità o addirittura la forte sessualità.
Tutti questi coefficienti sono come delle mani che premono sul peso, per cui la forza di gravità aumenta; in modo particolare sono due le forze che premono: anzitutto, l’esperienza della ripetizione degli atti; quindi è l’oggetto che si ripete: pensare, parlare, guardare, comportamenti che sono sempre fragili. C’è poi l’esperienza della volontà che diventa sempre più debole; quindi oggettivamente si ripresenta la fragilità, e questo è un peso, non cambia mai. La presenza della fragilità è una forza di attrazione che preme sulla forza del peso; inoltre è l’esperienza della debolezza della volontà, la quale viene verificata giorno per giorno da una incapacità a mantenere i santi propositi.
Cos’è l’oppressione?
E’ l’avvertire uno stato di schiavitù dinanzi a questo peso e a questa pressione. Ti senti schiavo di quella fragilità, di quella debolezza della tua volontà, di quel peso, di quella pressione. La schiavitù è come un guinzaglio che tiene la tua volontà, e ti porta laddove tu non vorresti andare: senti che una forza superiore ti trascina laddove non vorresti andare, conoscendo molto bene che laddove ti porta la schiavitù non è una cosa buona. Il secondo pensiero viene dal Vangelo; i Giudei dicevano al popolo: “Non lasciatevi ingannare da quell’uomo”.
Quante volte hai sentito questa espressione: “Non lasciatevi ingannare da quell’uomo”? Allora era Gesù, per tanti era Padre Pio, per altri può essere un umile sacerdote: “Non lasciatevi ingannare da quell’uomo”. Forse hai sentito questa espressione, e hai creduto a quelli che ti dicevano di non lasciarti ingannare da quell’uomo, di non lasciarti plagiare da quell’uomo, pur sapendo che diceva cose giuste, e che parlava con autorità.
Nel tuo cuore c’è ancora questo dubbio su chi ti parla a nome di Dio? Pensi veramente che non devi lasciarti ingannare da chi ti parla a nome di Dio? Il terzo è un pensiero davvero molto strano, perché Nicodemo disse agli scribi e ai farisei: “Non potete giudicare un uomo senza averlo sentito parlare”. Ma guarda un po’ la risposta che gli diedero i suoi amici: “Studia le Scritture, e vedrai che quell’uomo non è il Messia che aspettiamo!”. Lo studio tante volte fa un effetto alla rovescia: anziché farti conoscere la verità, ti porta fuori strada per l’orgoglio. Rimproveravano Nicodemo il quale nella sua saggezza metteva in guardia gli scribi e i farisei di non condannare quell’uomo prima di averlo sentito parlare: “Studia, e vedrai che quello non è il Messia”, e invece era il Messia.
Se allo studio non uniamo anche l’umiltà, facilmente si distrugge la verità come chi dinanzi ad un oggetto che va cercando, pur avendolo davanti, non lo sa riconoscere: avevano tanto studiato gli scribi ed i farisei, ma pur avendo davanti Gesù, non sempre lo riconobbero. Attenti allo studio, specialmente lo studio di oggi: la filosofia, l’antropologia, la sociologia, la pedagogia, la psicanalisi, tutti questi studi vorrebbero addirittura sostituirsi alla fede, che è l’unica che fa vedere la verità divina.
Dunque, i tre pensieri: non scoraggiamoci dinanzi alla schiavitù, gridiamo al Signore che ci aiuti a liberarci. La schiavitù è più dell’oppressione, è più del peso: senti dentro di te non uno scoraggiamento, non un impedimento, neppure un’impossibilità, ma la schiavitù ti fa sentire una dipendenza assoluta dalla malizia, per cui non c’è nulla da fare. Non soltanto è impossibilità a staccarti dal peccato, ma la schiavitù è l’esperienza ad essere sottomesso alla malizia. Altro è l’esperienza di non riuscire a staccarsi dal peccato, ed altro è l’esperienza di essere sottomessi alla malizia. Non scoraggiamoci perché è questo ciò a cui vuol farci arrivare satana; egli cerca ancora di inabissare l’impossibilità a riuscire mediante questa esperienza di sottomissione continua alla malizia, che noi vediamo chiaramente e dalla quale non riusciamo a staccarci.
Ecco, ripeto quello che ho detto poco fa: gridiamo al Signore! Con il grido “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”, il Signore ottenne il perdono per noi; con il grido del cuore, avremo da Dio la liberazione dalla schiavitù, dall’oppressione, del peccato e dalla pressione che il male esercita sulla nostra volontà. E anche se ci lascia il peso della seduzione e della tentazione, quel peso certamente con l’aiuto di Gesù lo sentiremo più leggero e soave, e sentiremo la gioia più grande, l’opposto della schiavitù: la libertà dei figli di Dio. Riferendosi alla loro interpretazione della Bibbia, gli scribi e i farisei dicevano: “Non lasciatevi ingannare!”.
È impressionante vedere come le vicende di Gesù si ripetono nella storia della Chiesa, tutto quello che storicamente è avvenuto a Gesù: “Non lasciatevi ingannare! Studia, e vedrai che quell’uomo non è il Cristo”. “Ma guardate un po’ come parla!” dicevano alcuni al termine di un discorso. “Ma parla così bene, parla addirittura con autorità!”. Macchè. “Ma vedete le opere che fa”, “Si, vabbè!”. Non c’è niente da fare. Gesù diceva: “Ma se non credete a quello che vi dico, credete alle mie opere!”. Niente, non c’è niente da fare, non vogliono credere; eppure Gesù quando parlava metteva nel cuore la serenità, la gioia, la pace, l’amore a Dio e ai fratelli.
Non si convincevano neanche a quell’esperienza interiore che tutti quanti facevano stando attorno a Lui; e vedendo quello che diceva e le opere miracolose che faceva. Verificavano profondamente che ascoltando e vedendo quell’uomo vedevano che c’era qualcosa che poteva avere soltanto Dio, cioè quella gioia, quella pace interiore che veniva dalle sue parole, neppure a questa credevano. E noi, crediamo a Gesù? La schiavitù è una sottomissione che ti fa sentire la volontà come se fosse azzerata, per cui sembra che tu debba andare proprio laddove non vuoi. Senti le varie voci buone che ti dicono: “Non farlo, evita!”, ma ti senti fortemente “tirato” in quella direzione. C’è la ripetizione degli atti. Un ragazzo di 10 o 13 anni può ripetere anche peccati gravi ma non è ancora entrato nella schiavitù: sente di commettere il peccato, ma non è ancora schiavo.
E’ satana che vuol condurre a questo, perché la schiavitù è più dell’impossibilità a riuscire, poiché include anche l’incapacità ad essere sottomesso alla volontà di Dio. Questa sottrazione alla sottomissione alla volontà di Dio, questa è schiavitù; è l’esperienza che esiste una forza superiore che ti trascina sempre lì. Gesù ci liberò proprio dalla schiavitù del peccato. Quando preti, suore, anime consacrate entrano nella fase della schiavitù, impazziscono; i cristiani invece dicono che sottrarsi al peccato è contro natura; la pazzia psichica dipende anche da qui. Il compromesso stesso non è più sufficiente, tant’è vero che la schiavitù al peccato ti fa trovare tutte le vie della malizia anche a 90 anni.
Il segno principale della schiavitù è che Gesù ti dice: “Fallo per me, per la Mamma mia, per Padre Pio”, ma non c’è niente da fare!
Quando tutto è azzerato, l’anima se ne accorge. Se non hai preso sul serio la forza salvifica della Redenzione, hai dato a satana la strada per condurti all’insensibilità alla voce del Signore, verso l’amore alla propria vocazione cristiana, alla propria famiglia, perché la schiavitù acceca. In qualunque situazione ti trovi, Gesù può sempre rimetterti sulla strada giusta. La fede è l’abbandono in Gesù. E noi, con la viva fede in Lui, non soltanto chiamiamo Gesù a starci vicino nel superare le difficoltà, ma con la fede noi stiamo vicino a Lui.
Quindi Lui è vicino a noi e noi vicino a Lui. È come dice il salmo: “Anche se fossi in una valle oscura non temerei alcun male” (Sal 22, 4), e di quello che viene dalla ragione, e di quello che viene dall’Io, e di quello che viene dai sensi, o dal mondo. È la fede che ti sostiene nei momenti della prova quando il tuo Io, la tua ragione ti presentano motivazioni per allontanarti dalla Parola di Dio, allontanarti da Gesù. Prega in quei momenti in cui ti trovi in difficoltà; non aver paura se l’Io e la ragione ti danno tanti suggerimenti che sono contrari alla Parola di Dio; tu con la fede stai vicino a Gesù e prega. Perché Gesù ha vinto il mondo, ha vinto il peccato, ha vinto satana e la morte, e ovviamente ha vinto anche il nostro Io. L’io parla a nome di satana e a nome del mondo, e Gesù ha vinto satana e il mondo, anche l’Io Gesù lo può vincere. L’Io suggerisce i suoi messaggi mediante la ragione; è Gesù che può dominare la tua ragione, il tuo Io, perché domina il mondo, domina il peccato, domina satana.