Ho pensato molto a quale potesse essere il primo argomento di cui parlare da quando Cristian mi ha contattata offrendomi la possibilità di scrivere articoli sul suo sito.
Argomenti di grande attualità visto quello che sta accadendo nel mondo, narrare aspetti della vita di alcuni Santi, di raccontare i Santi della porta accanto, dello straordinario pontificato di Papa Francesco. Ce ne sono argomenti da recensire, ma per prima cosa, mi sento di dover parlare del mio rapporto con Dio, di come io lo abbia ritrovato perché penso che, forse, può servire a qualcuno.
Quando tutto sembra finito, ecco l’inizio.
Sono nata e cresciuta in una famiglia cattolica, anche abbastanza praticante ma un avvenimento incontrato sul mio cammino, quando avevo solo 14 anni mi ha scombussolato l’esistenza. Mio fratello, Nicola, di 18 anni esce di casa per andare a scuola, lo rivedo due giorni dopo in una bara, dove mi hanno detto sia il suo corpo. Ha avuto un incidente stradale e io, proprio perché per tutti ero la bambina della situazione, non sono stata portata all’obitorio a poterlo salutare.
Da quel giorno, insito in me, un desiderio di ribellione misto a mille dubbi e domande che ogni giorno si intersecavano con il lutto dei miei genitori. Quando viene meno un figlio è tutto innaturale per questo si inizia a sopravvivere. Alla fine siamo sopravvissuti come famiglia ma io, ogni giorno, ogni compleanno, ogni Natale, ogni nuovo anno ero sempre più arrabbiata con Dio. Andavo al cimitero a far visita a mio fratello non passando per la tomba di mio nonno colpevole anche lui di non aver interceduto affinché una simile tragedia non avvenisse. Passavo davanti una chiesa e non entravo, non facevo il segno della croce in segno di rispetto perché non era giusto portare rispetto a chi per me non ne aveva avuto. Andavo in chiesa solo per le messe in suffragio di mio fratello ma giusto per presenziare.
L’incontro…
Passano gli anni così, da quel 23 Novembre 1998 arrivo al 2015, e inizio a sentire un richiamo.
Arriva il 6 marzo 2015, giorno in cui dico di essere Rinata, e mia madre mi costringe ad andare in chiesa perché nel mio paese, Cassano Ionio, il primo venerdì di marzo di ogni anno si onora il Santo Patrono, il Santissimo Crocifisso che pare, si dice, abbia salvato il mio paese dalla carestia nell’800 e dai bombardamenti delle due grandi guerre. In questo giorno si può ottenere l’indulgenza plenaria per noi stessi o per i nostri defunti secondo le classiche condizioni della Chiesa.
Ricordo che ero seduta in un banco centrale della nostra Basilica minore, dedicata alla Madonna del Lauro, e stavo sulle spine. Le gambe mi tremavano. Avrei voluto essere in tutti i posti tranne che in quello. Mia madre mi dice di andarmi a confessare per poter lucrare l’indulgenza per mio fratello ma io prima dico di no, poi rifletto e come al solito quando si tratta di Nicola annuisco.
Mi alzo, raggiungo il fondo della Chiesa e mentre inizia la Messa attendo davanti al confessionale. Si tratta di quei confessionali chiusi, come non si usano quasi più nei piccoli paesi e che sono stati sostituiti dall’inginocchiatoio. Attendo di capire quando si libera. Intanto la celebrazione va avanti e io resto ferma in fondo alla chiesa. Finisce la Messa e penso di averla fatta franca anche perché non mi ero accorta che il confessionale fosse vuoto. Vado a recuperare mia madre che sospira e mi suggerisce di andare in sacrestia, provo nuovamente a negare e poi mi convinco.
Mi avvicino alla porta della sacrestia e trovo un sacerdote che mi confessa. E per la prima volta, erano passati 17 anni, quando inizio a parlare non trovo chi mi dice “fatti coraggio” ma mi guarda e abbassa lo sguardo, quasi a dirmi “hai ragione”.
Torno a casa scossa, ripenso a quella conversazione e per caso ascolto su Youtube il brano “Nessuno ti ama come me”
Mi rivedo totalmente in quelle parole. Dio mi ha aspettato, in quegli anni mi ha fatto sbagliare, strepitare, piangere e lottare, ma mi ha aspettato, è rimasto li con le sue braccia aperte aspettando che io andassi da lui facendomi capire che sapeva tutto di me, di quello che avevo fatto e sofferto perché, nonostante io non lo vedessi lui, in quegli anni, mi è sempre stato accanto.
La rinascita
Ecco, da quel giorno io sono rinata, è il 6 marzo 2015 che sancisco come mia data di nascita. E da quel giorno quando mi ritrovo a pregare chiedo solo di non lasciarmi la mano perché solo restando incollata a lui, alla sua Croce che è mia e mi fa portare in base alle mie forze, io riesco a superare ogni cosa con la meraviglia di non sentirmi più sola e abbandonata a me stessa.
Ho iniziato a riconoscere i segni della Sua presenza nella mia vita quotidiana ed è straordinario quanto possa essere grande l’amore che Dio ha per noi suoi figli che il più delle volte non perdiamo occasione di offenderlo e dimenticarci di Lui, tornando a Lui solo quando abbiamo bisogno, pensando quasi fosse un distributore automatico di grazie.
Ancora oggi mi capitano momenti di sconforto e invece di imprecare, di chiedermi perché alcune cose accadano proprio a me mi rendo conto che, come dice San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, quando sono debole è in quel momento che sono più forte perché mi basta la Sua Grazia. Quel pensiero costante di essere guidata da una mano potente che alla fine mi salverà.
Caterina La Banca