Dal 18 maggio il Governo e la CEI hanno siglato l’accordo per la riapertura al pubblico delle celebrazioni eucaristiche.
Molti sicuramente si sarebbero aspettati le folle delle grandi occasioni, ma così, purtroppo non è stato.
Nonostante i Sacerdoti su invito delle Diocesi si sono attrezzati per il distanziamento sociale, per l’igienizzazione di mani e arredi liturgici e continuando a mettere in atto quelle che sono state le disposizioni emanate dalla CEI prima del Lockdown, le Chiese continuano a restare vuote.
Si possono contare sulle dita della mano coloro i quali hanno avvertito immediatamente il desiderio di andare a ringraziare il Signore Gesù per essere arrivati fino a questo punto. Altri, invece, fanno vincere ancora la paura. Penso che alcuni atteggiamenti non vadano assolutamente condannati. Bisogna rispettare i tempi e la naturale voglia di tornare alla normalità di ognuno di noi.
Coscienti che li, tra le mura della Chiesa, dietro il portone di legno, c’è un Crocifisso che ci aspetta a braccia aperte per consolarci, abbracciarci ed ascoltarci ma soprattutto ci vuole concedere la sua immensa misericordia che è senza dubbio il dono più grande che Nostro Signore ci fa quando cadiamo e cerchiamo la sua mano per rialzarci.