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Articolo primo – La persona e la società

da Redazione
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ARTICOLO 1

LA PERSONA E LA SOCIETÀ

I. Il carattere comunitario della vocazione umana

1878 Tutti gli uomini sono chiamati al medesimo fine, Dio stesso. Esiste una certa somiglianza tra l’unità delle Persone divine e la fraternità che gli uomini devono instaurare tra loro, nella verità e nella carità. 131 L’amore del prossimo è inseparabile dall’amore per Dio.

1879 La persona umana ha bisogno della vita sociale. Questa non è per l’uomo qualcosa di aggiunto, ma un’esigenza della sua natura. Attraverso il rapporto con gli altri, la reciprocità dei servizi e il dialogo con i fratelli, l’uomo sviluppa le proprie virtualità, e così risponde alla propria vocazione. 132

1880 Una società è un insieme di persone legate in modo organico da un principio di unità che supera ognuna di loro. Assemblea insieme visibile e spirituale, una società dura nel tempo: è erede del passato e prepara l’avvenire. Grazie ad essa, ogni uomo è costituito « erede », riceve dei « talenti » che arricchiscono la sua identità e che sono da far fruttificare. 133 Giustamente, ciascuno deve dedizione alle comunità di cui fa parte e rispetto alle autorità incaricate del bene comune.

1881 Ogni comunità si definisce in base al proprio fine e conseguentemente obbedisce a regole specifiche; però « principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e deve essere la persona umana ». 134

1882 Certe società, quali la famiglia e la comunità civica, sono più immediatamente rispondenti alla natura dell’uomo. Sono a lui necessarie. Al fine di favorire la partecipazione del maggior numero possibile di persone alla vita sociale, si deve incoraggiare la creazione di associazioni e di istituzioni d’elezione « a scopi economici, culturali, sociali, sportivi, ricreativi, professionali, politici, tanto all’interno delle comunità politiche, quanto sul piano mondiale ». 135 Tale « socializzazione » esprime parimenti la tendenza naturale che spinge gli esseri umani ad associarsi, al fine di conseguire obiettivi che superano le capacità individuali. Essa sviluppa le doti della persona, in particolare, il suo spirito di iniziativa e il suo senso di responsabilità. Concorre a tutelare i suoi diritti. 136

1883 La socializzazione presenta anche dei pericoli. Un intervento troppo spinto dello Stato può minacciare la libertà e l’iniziativa personali. La dottrina della Chiesa ha elaborato il principio detto di sussidiarietà. Secondo tale principio, « una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune ». 137

1884 Dio non ha voluto riservare solo a sé l’esercizio di tutti i poteri. Egli assegna ad ogni creatura le funzioni che essa è in grado di esercitare, secondo le capacità proprie della sua natura. Questo modo di governare deve essere imitato nella vita sociale. Il comportamento di Dio nel governo del mondo, che testimonia un profondissimo rispetto per la libertà umana, dovrebbe ispirare la saggezza di coloro che governano le comunità umane. Costoro devono comportarsi come ministri della provvidenza divina.

1885 Il principio di sussidiarietà si oppone a tutte le forme di collettivismo. Esso precisa i limiti dell’intervento dello Stato. Mira ad armonizzare i rapporti tra gli individui e le società. Tende ad instaurare un autentico ordine internazionale.

II. La conversione e la società

1886 La società è indispensabile alla realizzazione della vocazione umana. Per raggiungere questo fine è necessario che sia rispettata la giusta gerarchia dei valori che « subordini le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali »: 138

« La convivenza umana deve essere considerata anzitutto come un fatto spirituale: quale comunicazione di conoscenze nella luce del vero; esercizio di diritti e adempimento di doveri; impulso e richiamo al bene morale; come nobile comune godimento del bello in tutte le sue legittime espressioni; permanente disposizione ad effondere gli uni negli altri il meglio di se stessi; anelito ad una mutua e sempre più ricca assimilazione di valori spirituali: valori nei quali trovano la loro perenne vivificazione e il loro orientamento di fondo le espressioni culturali, il mondo economico, le istituzioni sociali, i movimenti e i regimi politici, gli ordinamenti giuridici e tutti gli altri elementi esteriori, in cui si articola e si esprime la convivenza nel suo evolversi incessante ». 139

1887 Lo scambio dei mezzi con i fini, 140 che porta a dare valore di fine ultimo a ciò che è soltanto un mezzo per concorrervi, oppure a considerare le persone come puri mezzi in vista di un fine, genera strutture ingiuste che « rendono ardua o praticamente impossibile, una condotta cristiana, conformata ai precetti del Sommo Legislatore ». 141

1888 Occorre, quindi, far leva sulle capacità spirituali e morali della persona e sull’esigenza permanente della sua conversione interiore, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente a suo servizio. La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l’obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo. 142

1889 Senza l’aiuto della grazia, gli uomini non saprebbero « scorgere il sentiero spesso angusto tra la viltà che cede al male e la violenza che, illudendosi di combatterlo, lo aggrava ». 143 È il cammino della carità, cioè dell’amore di Dio e del prossimo. La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e soltanto essa ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sé: « Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà » (Lc 17,33).

In sintesi

1890 Esiste una certa somiglianza tra l’unità delle Persone divine e la fraternità che gli uomini devono instaurare tra loro.

1891 Per svilupparsi in conformità alla propria natura, la persona umana ha bisogno della vita sociale. Certe società, quali la famiglia e la comunità civica, sono più immediatamente rispondenti alla natura dell’uomo.

1892 « Principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e deve essere la persona umana ». 144

1893 Si deve incoraggiare una larga partecipazione ad associazioni ed istituzioni d’elezione.

1894 Secondo il principio di sussidiarietà, né lo Stato né alcuna società più grande devono sostituirsi all’iniziativa e alla responsabilità delle persone e dei corpi intermedi.

1895 La società deve agevolare l’esercizio delle virtù, non ostacolarlo. Una giusta gerarchia dei valori deve ispirarla.

1896 Là dove il peccato perverte il clima sociale, occorre far appello alla conversione dei cuori e alla grazia di Dio. La carità stimola a giuste riforme. Non c’è soluzione alla questione sociale al di fuori del Vangelo. 145


(131) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 24: AAS 58 (1966) 1045.

(132) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 25: AAS 58 (1966) 1045.

(133) Cf Lc 19,13.15.

(134) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 25: AAS 58 (1966) 1045.

(135) Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra, 60: AAS 53 (1961) 416.

(136) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 25: AAS 58 (1966) 1045-1046; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 16: AAS 83 (1991) 813.

(137) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 48: AAS 83 (1991) 854; cf Pio XI, Lett. enc. Quadragesimo anno: AAS 23 (1931) 184-186.

(138) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 36: AAS 83 (1991) 838.

(139) Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 36: AAS 55 (1963) 266.

(140) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 41: AAS 83 (1991) 844.

(141) Pio XII, Messaggio radiofonico (1o giugno 1941): AAS 33 (1941) 197.

(142) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 36: AAS 57 (1965) 42.

(143) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 25: AAS 83 (1991) 823.

(144) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 25: AAS 58 (1966) 1045.

(145) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 5: AAS 83 (1991) 800.