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Articolo secondo – Le esequie Cristiane

da Redazione
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ARTICOLO 2

LE ESEQUIE CRISTIANE

1680 Tutti i sacramenti, e principalmente quelli dell’iniziazione cristiana, hanno per scopo l’ultima pasqua del figlio di Dio, quella che, attraverso la morte, lo introduce nella vita del Regno. Allora si compie ciò che confessa nella fede e nella speranza: « Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà ». 339

I. L’ultima pasqua del cristiano

1681 Il senso cristiano della morte si manifesta alla luce del mistero pasquale della morte e della risurrezione di Cristo, nel quale riposa la nostra unica speranza. Il cristiano che muore in Cristo Gesù va in esilio dal corpo per abitare presso il Signore. 340

1682 Il giorno della morte inaugura per il cristiano, al termine della sua vita sacramentale, il compimento della sua nuova nascita cominciata con il Battesimo, la « somiglianza » definitiva all’« immagine del Figlio » conferita dall’unzione dello Spirito Santo e la partecipazione al banchetto del Regno anticipato nell’Eucaristia, anche se, per rivestire l’abito nuziale, ha ancora bisogno di ulteriori purificazioni.

1683 La Chiesa che, come Madre, ha portato sacramentalmente nel suo seno il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno, lo accompagna al termine del suo cammino per rimetterlo « nelle mani del Padre ». Essa offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e, nella speranza, consegna alla terra il seme del corpo che risusciterà nella gloria. 341 Questa offerta è celebrata in pienezza nel sacrificio eucaristico; le benedizioni che precedono e che seguono sono dei sacramentali.

II. La celebrazione delle esequie

1684 Le esequie cristiane sono una celebrazione liturgica della Chiesa. Il ministero della Chiesa in questo caso mira ad esprimere la comunione efficace con il defunto come pure a rendere partecipe la sua comunità riunita per le esequie e ad annunciarle la vita eterna.

1685 I differenti riti delle esequie esprimono il carattere pasquale della morte cristiana, e rispondono alle situazioni e alle tradizioni delle singole regioni, anche quanto al colore liturgico. 342

1686 Il Rito delle esequie della liturgia romana propone tre tipi di celebrazione delle esequie, corrispondenti ai tre luoghi del suo svolgimento (la casa, la chiesa, il cimitero), e secondo l’importanza che vi attribuiscono la famiglia, le consuetudini locali, la cultura e la pietà popolare. Questo svolgimento è del resto comune a tutte le tradizioni liturgiche e comprende quattro momenti principali:

1687 L’accoglienza della comunità. Un saluto di fede apre la celebrazione. I parenti del defunto sono accolti con una parola di « conforto » (nel senso del Nuovo Testamento: la forza dello Spirito Santo nella speranza 343). La comunità che si raduna in preghiera attende anche « parole di vita eterna ». La morte di un membro della comunità (o il giorno anniversario, il settimo o il trigesimo giorno) è un evento che deve far superare le prospettive di « questo mondo » e attirare i fedeli nelle autentiche prospettive della fede nel Cristo risorto.

1688 La liturgia della Parola, durante le esequie, esige una preparazione tanto più attenta in quanto l’assemblea presente in quel momento può comprendere fedeli poco assidui alla liturgia e amici del defunto che non sono cristiani. L’omelia, in particolare, deve evitare la forma e lo stile di un elogio funebre 344 e illuminare il mistero della morte cristiana alla luce di Cristo risorto.

1689 Il sacrificio eucaristico. Quando la celebrazione ha luogo in chiesa, l’Eucaristia è il cuore della realtà pasquale della morte cristiana. 345 È allora che la Chiesa esprime la sua comunione efficace con il defunto: offrendo al Padre, nello Spirito Santo, il sacrificio della morte e della risurrezione di Cristo, gli chiede che il suo figlio sia purificato dai suoi peccati e dalle loro conseguenze e che sia ammesso alla pienezza pasquale della mensa del Regno. 346 È attraverso l’Eucaristia così celebrata che la comunità dei fedeli, specialmente la famiglia del defunto, impara a vivere in comunione con colui che « si è addormentato nel Signore », comunicando al corpo di Cristo di cui egli è membro vivente, e pregando poi per lui e con lui.

1690 L’addio (« a-Dio ») al defunto è la sua « raccomandazione a Dio » da parte della Chiesa. È « l’ultimo saluto rivolto dalla comunità cristiana a un suo membro, prima che il corpo sia portato alla sepoltura ». 347 La tradizione bizantina lo esprime con il bacio di addio al defunto:

Con questo saluto finale « si canta per la sua dipartita da questa vita e la sua separazione, ma anche perché esiste una comunione e una riunione. Infatti, morti, non siamo affatto separati gli uni dagli altri, poiché noi tutti percorriamo la medesima strada e ci ritroveremo nel medesimo luogo. Non saremo mai separati, perché vivremo per Cristo, e ora siamo uniti a Cristo, andando incontro a lui […] saremo tutti insieme in Cristo ». 348


(339) Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150.

(340) Cf 2 Cor 5,8.

(341) Cf 1 Cor 15,42-44.

(342) Cf Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 81: AAS 56 (1964) 120.

(343) Cf 1 Ts 4,18.

(344) Cf Rito delle esequie, Esequie degli adulti, 69 (Libreria Editrice Vaticana 1989) p. 73.

(345) Cf Rito delle esequie, Premesse, 1 (Libreria Editrice Vaticana 1989) p. 13.

(346) Cf Rito delle esequie, Al sepolcro, 89 (Libreria Editrice Vaticana 1989) p. 93.

(347) Rito delle esequie, Premesse, 10 (Libreria Editrice Vaticana 1989) p. 16.

(348) San Simeone di Tessalonica, De ordine sepulturae, 367: PG 155, 685.