Paragrafo 3
LA CHIESA E’ UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA
811 « Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica ». 261 Questi quattro attributi, legati inseparabilmente tra di loro, 262 indicano tratti essenziali della Chiesa e della sua missione. La Chiesa non se li conferisce da se stessa; è Cristo che, per mezzo dello Spirito Santo, concede alla sua Chiesa di essere una, santa, cattolica e apostolica, ed è ancora lui che la chiama a realizzare ciascuna di queste caratteristiche.
812 Soltanto la fede può riconoscere che la Chiesa trae tali caratteristiche dalla sua origine divina. Tuttavia le loro manifestazioni storiche sono segni che parlano chiaramente alla ragione umana. « La Chiesa – ricorda il Concilio Vaticano –, a causa della sua eminente santità […], della sua cattolica unità, della sua incrollabile stabilità, è per se stessa un grande e perenne motivo di credibilità e una irrefragabile testimonianza della sua missione divina ». 263
I. La Chiesa è una
«Il sacro mistero dell’unità della Chiesa»264
813 La Chiesa è una per la sua origine: « Il supremo modello e il principio di questo mistero è l’unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo ». 265 La Chiesa è una per il suo Fondatore: « Il Figlio incarnato, infatti, […] per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio, […] ristabilendo l’unità di tutti i popoli in un solo popolo e in un solo corpo ». 266 La Chiesa è una per la sua « anima »: « Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell’unità della Chiesa ». 267 È dunque proprio dell’essenza stessa della Chiesa di essere una:
« Che stupendo mistero! Vi è un solo Padre dell’universo, un solo Logos dell’universo e anche un solo Spirito Santo, ovunque identico; vi è anche una sola Vergine divenuta Madre, e io amo chiamarla Chiesa ». 268
814 Fin dal principio, questa Chiesa « una » si presenta tuttavia con una grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia dalla molteplicità delle persone che li ricevono. Nell’unità del popolo di Dio si radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni, di condizioni e modi di vita; « nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni ». 269 La grande ricchezza di tale diversità non si oppone all’unità della Chiesa. Tuttavia, il peccato e il peso delle sue conseguenze minacciano continuamente il dono dell’unità. Anche l’Apostolo deve esortare a « conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace » (Ef 4,3).
815 Quali sono i vincoli dell’unità? Al di sopra di tutto la carità, che « è il vincolo di perfezione » (Col 3,14). Ma l’unità della Chiesa nel tempo è assicurata anche da legami visibili di comunione:
— la professione di una sola fede ricevuta dagli Apostoli;— la celebrazione comune del culto divino, soprattutto dei sacramenti;— la successione apostolica mediante il sacramento dell’Ordine, che custodisce la concordia fraterna della famiglia di Dio. 270
816 « L’unica Chiesa di Cristo… » è quella « che il Salvatore nostro, dopo la sua risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida […]. Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come una società, sussiste [“subsistit in”] nella Chiesa cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui ». 271
Il decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II esplicita: « Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. In realtà al solo collegio apostolico con a capo Pietro crediamo che il Signore ha affidato tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire l’unico corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio ». 272
Le ferite dell’unità
817 Di fatto, « in questa Chiesa di Dio una e unica sono sorte fino dai primissimi tempi alcune scissioni, che l’Apostolo riprova con gravi parole come degne di condanna; ma nei secoli posteriori sono nati dissensi più ampi e comunità non piccole si sono staccate dalla piena comunione della Chiesa cattolica, talora non senza colpa di uomini d’entrambe le parti ». 273 Le scissioni che feriscono l’unità del corpo di Cristo (cioè l’eresia, l’apostasia e lo scisma) 274 non avvengono senza i peccati degli uomini:
« Dove c’è il peccato, lì troviamo la molteplicità, lì gli scismi, lì le eresie, lì le controversie. Dove, invece, regna la virtù, lì c’è unità, lì comunione, grazie alle quali tutti i credenti erano un cuor solo e un’anima sola ». 275
818 Coloro che oggi nascono in comunità sorte da tali scissioni « e sono istruiti nella fede di Cristo […] non possono essere accusati del peccato di separazione, e la Chiesa cattolica li abbraccia con fraterno rispetto e amore. […] Giustificati nel Battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti come fratelli nel Signore ». 276
819 Inoltre, « parecchi elementi di santificazione e di verità » 277 « si trovano fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica, come la Parola di Dio scritta, la vita della grazia, la fede, la speranza e la carità, e altri doni interiori dello Spirito Santo ed elementi visibili ». 278 Lo Spirito di Cristo si serve di queste Chiese e comunità ecclesiali come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla pienezza di grazia e di verità che Cristo ha dato alla Chiesa cattolica. Tutti questi beni provengono da Cristo e a lui conducono 279 e « spingono verso l’unità cattolica ». 280
Verso l’unità
820 L’unità, « che Cristo ha donato alla sua Chiesa fin dall’inizio, […] noi crediamo che sussista, senza possibilità di essere perduta, nella Chiesa cattolica e speriamo che crescerà ogni giorno di più sino alla fine dei secoli ». 281 Cristo fa sempre alla sua Chiesa il dono dell’unità, ma la Chiesa deve sempre pregare e impegnarsi per custodire, rafforzare e perfezionare l’unità che Cristo vuole per lei. Per questo Gesù stesso ha pregato nell’ora della sua passione e non cessa di pregare il Padre per l’unità dei suoi discepoli: « …Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato » (Gv 17,21). Il desiderio di ritrovare l’unità di tutti i cristiani è un dono di Cristo e un appello dello Spirito Santo. 282
821 Per rispondervi adeguatamente sono necessari:
— un rinnovamento permanente della Chiesa in una accresciuta fedeltà alla sua vocazione. Tale rinnovamento è la forza del movimento verso l’unità; 283
— la conversione del cuore per « condurre una vita più conforme al Vangelo », 284 poiché è l’infedeltà delle membra al dono di Cristo a causare le divisioni;
— la preghiera in comune; infatti la « conversione del cuore » e la « santità della vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l’unità dei cristiani, si devono ritenere come l’anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale»; 285
— la reciproca conoscenza fraterna; 286
— la formazione ecumenica dei fedeli e specialmente dei sacerdoti; 287
— il dialogo tra i teologi e gli incontri tra i cristiani delle differenti Chiese e comunità; 288
— la cooperazione tra cristiani nei diversi ambiti del servizio agli uomini. 289
822 « La cura di ristabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i Pastori ». 290 Ma bisogna anche essere consapevoli « che questo santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità della Chiesa di Cristo, una e unica, supera le forze e le doti umane ». Perciò riponiamo tutta la nostra speranza « nell’orazione di Cristo per la Chiesa, nell’amore del Padre per noi e nella forza dello Spirito Santo ». 291
II. La Chiesa è santa
823 « Noi crediamo che la Chiesa […] è indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato “il solo Santo”, ha amato la Chiesa come sua Sposa e ha dato se stesso per essa, al fine di santificarla, e l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio ». 292 La Chiesa è dunque « il popolo santo di Dio », 293 e i suoi membri sono chiamati « santi ». 294
824 La Chiesa, unita a Cristo, da lui è santificata; per mezzo di lui e in lui diventa anche santificante. Tutte le attività della Chiesa convergono, come a loro fine, « verso la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio in Cristo ». 295 È nella Chiesa che si trova « tutta la pienezza dei mezzi di salvezza ». 296 È in essa che « per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità».297
825 « La Chiesa già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se imperfetta ». 298 Nei suoi membri, la santità perfetta deve ancora essere raggiunta. « Muniti di tanti e così mirabili mezzi di salvezza, tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di santità di cui è perfetto il Padre celeste ». 299
826 La carità è l’anima della santità alla quale tutti sono chiamati: essa « dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine »: 300
« Capii che se la Chiesa aveva un corpo, composto da diverse membra, il più necessario, il più nobile di tutti non le mancava: capii che la Chiesa aveva un Cuore e che questo Cuore era acceso d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa: che se l’Amore si dovesse spegnere, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’Amore racchiudeva tutte le Vocazioni, che l’Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi!… Insomma che è Eterno!… ». 301
827 « Mentre Cristo “santo, innocente, immacolato”, non conobbe il peccato, ma venne allo scopo di espiare i soli peccati del popolo, la Chiesa che comprende nel suo seno i peccatori, santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, incessantemente si applica alla penitenza e al suo rinnovamento ». 302 Tutti i membri della Chiesa, compresi i suoi ministri, devono riconoscersi peccatori. 303 In tutti, sino alla fine dei tempi, la zizzania del peccato si trova ancora mescolata al buon grano del Vangelo. 304 La Chiesa raduna dunque peccatori raggiunti dalla salvezza di Cristo, ma sempre in via di santificazione:
« La Chiesa è santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l’irradiazione della sua santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo ». 305
828 Canonizzando alcuni fedeli, ossia proclamando solennemente che tali fedeli hanno praticato in modo eroico le virtù e sono vissuti nella fedeltà alla grazia di Dio, la Chiesa riconosce la potenza dello Spirito di santità che è in lei, e sostiene la speranza dei fedeli offrendo loro i santi quali modelli e intercessori. 306 « I santi e le sante sono sempre stati sorgente e origine di rinnovamento nei momenti più difficili della storia della Chiesa ». 307 Infatti, « la santità è la sorgente segreta e la misura infallibile della sua attività apostolica e del suo slancio missionario ». 308
829 « Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria »: 309 in lei la Chiesa è già tutta santa.
III. La Chiesa è cattolica
Che cosa vuol dire «cattolica»?
830 La parola « cattolica » significa « universale » nel senso di « secondo la totalità » o « secondo l’integralità ». La Chiesa è cattolica in un duplice senso.
È cattolica perché in essa è presente Cristo. « Là dove è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica».310 In essa sussiste la pienezza del corpo di Cristo unito al suo Capo, 311 e questo implica che essa riceve da lui « in forma piena e totale i mezzi di salvezza » 312 che egli ha voluto: confessione di fede retta e completa, vita sacramentale integrale e ministero ordinato nella successione apostolica. La Chiesa, in questo senso fondamentale, era cattolica il giorno di pentecoste 313 e lo sarà sempre fino al giorno della Parusia.
831 Essa è cattolica perché è inviata in missione da Cristo alla totalità del genere umano: 314
« Tutti gli uomini sono chiamati a formare il nuovo popolo di Dio. Perciò questo popolo, restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia l’intenzione della volontà di Dio, il quale in principio ha creato la natura umana una, e vuole radunare insieme infine i suoi figli, che si erano dispersi. […] Questo carattere di universalità che adorna il popolo di Dio, è un dono dello stesso Signore, e con esso la Chiesa cattolica efficacemente e senza soste tende a ricapitolare tutta l’umanità, con tutti i suoi beni, in Cristo Capo nell’unità del suo Spirito».
Ogni Chiesa particolare è «cattolica»
832 La « Chiesa di Cristo è veramente presente in tutte le legittime assemblee locali di fedeli, le quali, aderendo ai loro Pastori, sono anche esse chiamate Chiese nel Nuovo Testamento. […] In esse con la predicazione del Vangelo di Cristo vengono radunati i fedeli e si celebra il mistero della Cena del Signore […]. In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere o che vivono nella dispersione, è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica ». 316
833 Per Chiesa particolare, che è in primo luogo la diocesi (o l’eparchia), si intende una comunità di fedeli cristiani in comunione nella fede e nei sacramenti con il loro Vescovo ordinato nella successione apostolica. 317 Queste Chiese particolari sono « formate a immagine della Chiesa universale »; in esse e a partire da esse « esiste la sola e unica Chiesa cattolica ». 318
834 Le Chiese particolari sono pienamente cattoliche per la comunione con una di loro: la Chiesa di Roma, « che presiede alla carità ». 319 « È sempre stato necessario che ogni Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo, si volgesse alla Chiesa romana in forza del suo sacro primato ». 320 « Infatti, dalla discesa del Verbo Incarnato verso di noi, tutte le Chiese cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la grande Chiesa che è qui [a Roma] come unica base e fondamento perché, secondo le promesse del Salvatore, le porte degli inferi non hanno mai prevalso su di essa ». 321
835 « Ma dobbiamo ben guardarci dal concepire la Chiesa universale come la somma o, per così dire, la federazione […] di Chiese particolari […]. È la stessa Chiesa che, essendo universale per vocazione e per missione, quando getta le sue radici nella varietà dei terreni culturali, sociali, umani, assume in ogni parte del mondo fisionomie ed espressioni esteriori diverse ». 322 La ricca varietà di discipline ecclesiastiche, di riti liturgici, di patrimoni teologici e spirituali propri alle « Chiese locali tra loro concordi dimostra con maggior evidenza la cattolicità della Chiesa indivisa ». 323
Chi appartiene alla Chiesa cattolica?
836 « Tutti gli uomini sono chiamati a questa cattolica unità del popolo di Dio […], alla quale in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine, tutti gli uomini, che dalla grazia di Dio sono chiamati alla salvezza».324
837 « Sono pienamente incorporati nella società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integra la sua struttura e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e nel suo organismo visibile sono uniti con Cristo – che la dirige mediante il Sommo Pontefice e i Vescovi – dai vincoli della professione di fede, dei sacramenti, del governo ecclesiastico e della comunione. Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane, sì, in seno alla Chiesa col “corpo” ma non col “cuore”».325
838 « Con coloro che, battezzati, sono sì insigniti del nome cristiano, ma non professano la fede integrale o non conservano l’unità della comunione sotto il Successore di Pietro, la Chiesa sa di essere per più ragioni unita».326 «Quelli infatti che credono in Cristo e hanno ricevuto debitamente il Battesimo sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica».327 Con le Chiese ortodosse, questa comunione è così profonda « che le manca ben poco per raggiungere la pienezza che autorizzi una celebrazione comune della Eucaristia del Signore».328
La Chiesa e i non cristiani
839 « Quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, in vari modi sono ordinati al popolo di Dio».329
Il rapporto della Chiesa con il popolo ebraico. La Chiesa, popolo di Dio nella Nuova Alleanza, scrutando il suo proprio mistero, scopre il proprio legame con il popolo ebraico, 330 che Dio « scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola ». 331 A differenza delle altre religioni non cristiane, la fede ebraica è già risposta alla rivelazione di Dio nell’Antica Alleanza. È al popolo ebraico che appartengono « l’adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne » (Rm 9,4-5) perché « i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! » (Rm 11,29).
840 Del resto, quando si considera il futuro, il popolo di Dio dell’Antica Alleanza e il nuovo popolo di Dio tendono a fini analoghi: l’attesa della venuta (o del ritorno) del Messia. Ma tale attesa è, da una parte, rivolta al ritorno del Messia, morto e risorto, riconosciuto come Signore e Figlio di Dio, dall’altra è rivolta alla venuta del Messia, i cui tratti rimangono velati, alla fine dei tempi: si ha un’attesa accompagnata dall’ignoranza o dal misconoscimento di Gesù Cristo.
841 Le relazioni della Chiesa con i musulmani. « Il disegno della salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in primo luogo i musulmani, i quali, professando di tenere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso, che giudicherà gli uomini nel giorno finale ». 332
842 Il legame della Chiesa con le religioni non cristiane è anzitutto quello della comune origine e del comune fine del genere umano:
« Infatti tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra; essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti, finché gli eletti si riuniscano nella città santa ». 333
843 La Chiesa riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora « nelle ombre e nelle immagini », di un Dio ignoto ma vicino, poiché è lui che dà a tutti vita, respiro e ogni cosa, e vuole che tutti gli uomini siano salvi. Pertanto la Chiesa considera tutto ciò che di buono e di vero si trova nelle religioni come una preparazione al Vangelo, « e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita ». 334
844 Ma nel loro comportamento religioso, gli uomini mostrano anche limiti ed errori che sfigurano in loro l’immagine di Dio:
« Molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale ». 335
845 Proprio per riunire di nuovo tutti i suoi figli, dispersi e sviati dal peccato, il Padre ha voluto convocare l’intera umanità nella Chiesa del Figlio suo. La Chiesa è il luogo in cui l’umanità deve ritrovare l’unità e la salvezza. È il « mondo riconciliato ». 336 È la nave che, « pleno dominicae crucis velo Sancti Spiritus flatu in hoc bene navigat mundo – spiegate le vele della croce del Signore al soffio dello Spirito Santo, naviga sicura in questo mondo »; 337 secondo un’altra immagine, cara ai Padri della Chiesa, è l’arca di Noè che, sola, salva dal diluvio. 338
«Fuori della Chiesa non c’è salvezza»
846 Come bisogna intendere questa affermazione spesso ripetuta dai Padri della Chiesa? Formulata in modo positivo, significa che ogni salvezza viene da Cristo-Capo per mezzo della Chiesa che è il suo corpo:
Il santo Concilio « insegna, appoggiandosi sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, che questa Chiesa pellegrinante è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo, presente per noi nel suo corpo, che è la Chiesa, è il Mediatore e la Via della salvezza; ora egli, inculcando espressamente la necessità della fede e del Battesimo, ha insieme confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano mediante il Battesimo come per la porta. Perciò non potrebbero salvarsi quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto entrare in essa o in essa perseverare ». 339
847 Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa, ignorano Cristo e la Chiesa:
« Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l’influsso della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna ». 340
848 « Benché Dio, attraverso vie a lui note, possa portare gli uomini, che senza loro colpa ignorano il Vangelo, alla fede, senza la quale è impossibile piacergli, 341 è tuttavia compito imprescindibile della Chiesa, ed insieme sacro diritto, evangelizzare » 342 tutti gli uomini.
La missione – un’esigenza della cattolicità della Chiesa
849 Il mandato missionario. « Inviata da Dio alle genti per essere “sacramento universale di salvezza”, la Chiesa, per le esigenze più profonde della sua cattolicità e obbedendo all’ordine del suo Fondatore, si sforza di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini »: 343 « Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,19-20).
850 L’origine e lo scopo della missione. Il mandato missionario del Signore ha la sua ultima sorgente nell’amore eterno della Santissima Trinità: « La Chiesa pellegrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre ». 344 E il fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro Spirito d’amore.345
851 Il motivo della missione. Da sempre la Chiesa ha tratto l’obbligo e la forza del suo slancio missionario dall’amore di Dio per tutti gli uomini: « poiché l’amore di Cristo ci spinge… » (2 Cor 5,14). 346 Infatti Dio « vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm 2,4). Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità. Coloro che obbediscono alla mozione dello Spirito di verità sono già sul cammino della salvezza; ma la Chiesa, alla quale questa verità è stata affidata, deve andare incontro al loro desiderio offrendola loro. Proprio perché crede al disegno universale di salvezza, la Chiesa deve essere missionaria.
852 Le vie della missione. « Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale ». 347 È lui che conduce la Chiesa sulle vie della missione. Essa continua e sviluppa nel corso della storia la missione del Cristo stesso, inviato a portare la Buona Novella ai poveri; « sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, la Chiesa deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso, fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione ». 348 È così che « il sangue dei martiri è seme di cristiani ». 349
853 Ma anche in questo nostro tempo sa bene la Chiesa « quanto distanti siano tra loro il messaggio ch’essa reca e l’umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo ». 350 Solo applicandosi incessantemente « alla penitenza e al rinnovamento » 351 e « camminando per l’angusta via della croce », 352 il popolo di Dio può estendere il regno di Cristo. 353 Infatti, « come Cristo ha compiuto la sua opera di redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza ». 354
854 Per mezzo della sua stessa missione, la Chiesa « cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio ». 355 L’impegno missionario esige dunque la pazienza. Incomincia con l’annunzio del Vangelo ai popoli e ai gruppi che ancora non credono a Cristo; 356 prosegue con la costituzione di comunità cristiane che siano segni della presenza di Dio nel mondo, 357 e con la fondazione di Chiese locali; 358 avvia un processo di inculturazione per incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli; 359 non mancherà di conoscere anche degli insuccessi. « Per quanto riguarda gli uomini, i gruppi e i popoli, solo gradatamente la Chiesa li raggiunge e li penetra, e li assume così nella pienezza cattolica ». 360
855 La missione della Chiesa richiede lo sforzo verso l’unità dei cristiani. 361 Infatti, « le divisioni dei cristiani impediscono che la Chiesa stessa attui la pienezza della cattolicità ad essa propria in quei figli, che le sono bensì uniti col Battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione. Anzi, alla Chiesa stessa diventa più difficile esprimere sotto ogni aspetto la pienezza della cattolicità proprio nella realtà della vita ». 362
856 L’attività missionaria implica un dialogo rispettoso con coloro che non accettano ancora il Vangelo. 363 I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio « tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza di Dio, in mezzo alle genti ». 364 Se infatti essi annunziano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall’errore e dal male « per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell’uomo ». 365
IV. La Chiesa è apostolica
857 La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli Apostoli, e ciò in un triplice senso:
— essa è stata e rimane costruita sul « fondamento degli Apostoli » (Ef 2,20366), testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso;367
— custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito che abita in essa, l’insegnamento,368 il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli;369
— fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli Apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il Collegio dei Vescovi, « coadiuvato dai sacerdoti ed unito al Successore di Pietro e Supremo Pastore della Chiesa ».370
« Pastore eterno, tu non abbandoni il tuo gregge, ma lo custodisci e proteggi sempre per mezzo dei tuoi santi Apostoli, e lo conduci attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che tu stesso hai eletto vicari del tuo Figlio e hai costituito Pastori ».371
La missione degli Apostoli
858 Gesù è l’Inviato del Padre. Fin dall’inizio del suo ministero, « chiamò a sé quelli che egli volle […]. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare » (Mc 3,13-14). Da quel momento, essi saranno i suoi « inviati » (è questo il significato del termine greco ἀπόστολοι). In loro Gesù continua la sua missione: « Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi » (Gv 20,21).372 Il loro ministero è quindi la continuazione della sua missione: « Chi accoglie voi, accoglie me », dice ai Dodici (Mt 10,40).373
859 Gesù li unisce alla missione che ha ricevuto dal Padre. Come «il Figlio da sé non può fare nulla» (Gv 5,19.30), ma riceve tutto dal Padre che lo ha inviato, così coloro che Gesù invia non possono fare nulla senza di lui,374 dal quale ricevono il mandato della missione e il potere di compierla. Gli Apostoli di Cristo sanno di essere resi da Dio «ministri adatti di una Nuova Alleanza» (2 Cor 3,6), « ministri di Dio » (2 Cor 6,4), «ambasciatori per Cristo» (2 Cor 5,20), «ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio» (1 Cor 4,1).
860 Nella missione degli Apostoli c’è un aspetto che non può essere trasmesso: essere i testimoni scelti della risurrezione del Signore e le fondamenta della Chiesa. Ma vi è anche un aspetto permanente della loro missione. Cristo ha promesso di rimanere con loro sino alla fine del mondo.375 La « missione divina, affidata da Cristo agli Apostoli, dovrà durare sino alla fine dei secoli, poiché il Vangelo, che essi devono trasmettere, è per la Chiesa principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli Apostoli […] ebbero cura di costituirsi dei successori ».376
I Vescovi successori degli Apostoli
861 «Perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte, [gli Apostoli] lasciarono quasi in testamento ai loro immediati cooperatori l’incarico di completare e consolidare l’opera da essi incominciata, raccomandando loro di attendere a tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo li aveva posti per pascere la Chiesa di Dio. Essi stabilirono dunque questi uomini e in seguito diedero disposizione che, quando essi fossero morti, altri uomini provati prendessero la successione del loro ministero».377
862 «Come quindi permane l’ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli Apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori, così permane l’ufficio degli Apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi ininterrottamente dal sacro ordine dei Vescovi ». Perciò la Chiesa insegna che « i Vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli, quali Pastori della Chiesa: chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che Cristo ha mandato».378
L’apostolato
863 Tutta la Chiesa è apostolica in quanto rimane in comunione di fede e di vita con la sua origine attraverso i successori di san Pietro e degli Apostoli. Tutta la Chiesa è apostolica, in quanto è « inviata » in tutto il mondo; tutti i membri della Chiesa, sia pure in modi diversi, partecipano a questa missione. « La vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all’apostolato ». Si chiama « apostolato » « tutta l’attività del corpo mistico » ordinata alla « diffusione del regno di Cristo su tutta la terra ».379
864 « Siccome la fonte e l’origine di tutto l’apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell’apostolato », sia quello dei ministri ordinati sia quello « dei laici, dipende dalla loro unione vitale con Cristo ».380 Secondo le vocazioni, le esigenze dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l’apostolato assume le forme più diverse. Ma la carità, attinta soprattutto nell’Eucaristia, rimane sempre « come l’anima di tutto l’apostolato ».381
865 La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica nella sua identità profonda e ultima, perché in essa già esiste e si compirà alla fine dei tempi « il regno dei cieli », « il regno di Dio »,382 che è venuto nella persona di Cristo e che misteriosamente cresce nel cuore di coloro che a lui sono incorporati, fino alla sua piena manifestazione escatologica. Allora tutti gli uomini da lui redenti, in lui resi « santi e immacolati al cospetto » di Dio « nella carità »,383 saranno riuniti come l’unico popolo di Dio, « la Sposa dell’Agnello »384, « la Città santa » che scende « dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio »;385 e « le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici Apostoli dell’Agnello » (Ap 21,14).
In sintesi
866 La Chiesa è una: essa ha un solo Signore, professa una sola fede, nasce da un solo Battesimo, forma un solo corpo, vivificato da un solo Spirito, in vista di un’unica speranza,386 al compimento della quale saranno superate tutte le divisioni.
867 La Chiesa è santa: il Dio Santissimo è il suo autore; Cristo, suo Sposo, ha dato se stesso per lei, per santificarla; lo Spirito di santità la vivifica. Benché comprenda in sé uomini peccatori, è senza peccato fatta di peccatori. Nei santi risplende la sua santità; in Maria è già tutta santa.
868 La Chiesa è cattolica: essa annunzia la totalità della fede; porta in sé e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è mandata a tutti i popoli; si rivolge a tutti gli uomini; abbraccia tutti i tempi; « per sua natura è missionaria ».387
869 La Chiesa è apostolica: è costruita su basamenti duraturi: i dodici Apostoli dell’Agnello;388 è indistruttibile;389 è infallibilmente conservata nella verità; Cristo la governa per mezzo di Pietro e degli altri Apostoli, presenti nei loro successori, nel Sommo Pontefice e nel Collegio dei Vescovi.
870 « Questa è l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica ». […] Essa « sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo visibile si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità ».390
(261) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 11.
(262) Cf Sant’Offizio, Lettera ai Vescovi d’Inghilterra (14 settembre 1864): DS 2888.
(263) Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Dei Filius, c. 3: DS 3013.
(264) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 2: AAS 57 (1965) 92.
(265) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 2: AAS 57 (1965) 92.
(266) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 78: AAS 58 (1966) 1101.
(267) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 2: AAS 57 (1965) 91.
(268) Clemente d’Alessandria, Paedagogus, 1, 6, 42: GCS 12, 115 (PG 8, 300).
(269) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 13: AAS 57 (1965) 18.
(270) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 2: AAS 57 (1965) 91-92; Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 14: AAS 57 (1965) 18-19; CIC canone 205.
(271) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 11-12.
(272) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 94.
(273) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 92-93.
(274) Cf CIC canone 751.
(275) Origene, In Ezechielem homilia, 9, 1: SC 352, 296 (PG 13, 732).
(276) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 93.
(277) 3 Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 12.
(278) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 93; cf Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 15: AAS 57 (1965) 19.
(279) 3 Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 93.
(280) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 12.
(281) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 4: AAS 57 (1965) 95.
(282) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 1: AAS 57 (1965) 90-91.
(283) 3 Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 6: AAS 57 (1965) 96-97.
(284) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 7: AAS 57 (1965) 97.
(285) 3 Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 8: AAS 57 (1965) 98.
(286) 3 Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 9: AAS 57 (1965) 98.
(287) 3 Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 10: AAS 57 (1965) 99.
(288) 3 Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 4: AAS 57 (1965) 94; Ibid., 9: AAS 57 (1965) 98; Ibid., 11: AAS 57 (1965) 99.
(289) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 12: AAS 57 (1965) 99-100.
(290) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 5: AAS 57 (1965) 96.
(291) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 24: AAS 57 (1965) 107.
(292) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 39: AAS 57 (1965) 44.
(293) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 12: AAS 57 (1965) 16.
(294) Cf At 9,13; 1 Cor 6,1; 16,1.
(295) Concilio Vaticano II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 10: AAS 56 (1964) 102.
(296) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 94.
(297) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48: AAS 57 (1965) 53.
(298) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 48: AAS 57 (1965) 53.
(299) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 11: AAS 57 (1965) 16.
(300) 3 Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 42: AAS 57 (1965) 48.
(301) Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritto B, 3v: Manoscritti autobiografici: Opere complete (Libreria Editrice Vaticana 1997) p. 223.
(302) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 12; cf Id., Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 92-94; Ibid., 6: AAS 57 (1965) 96-97.
(303) Cf 1 Gv 1,8-10.
(304) Cf Mt 13,24-30.
(305) Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 19: AAS 60 (1968) 440.
(306) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 40: AAS 57 (1965) 44-45; Ibid., 48-51: AAS 57 (1965) 53-58.
(307) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 16: AAS 81 (1989) 417.
(308) Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 17: AAS 81 (1989) 419-420.
(309) 3 Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 65: AAS 57 (1965) 64.
(310) Sant’Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos, 8, 2: SC 10bis, p. 138 (Funk 1, 282).
(311) Cf Ef 1,22-23.
(312) 3 Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 6: AAS 58 (1966) 953.
(313) 3 Cf Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 4: AAS 58 (1966) 950-951.
(314) 3 Cf Mt 28,19.
(315) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 13: AAS 57 (1965) 17.
(316) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 26: AAS 57 (1965) 31.
(317) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Christus Dominus, 11: AAS 58 (1966) 677; CIC canoni 368-369; CCEO canoni 177, § 1. 178. 311, § 1. 312.
(318) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23: AAS 57 (1965) 27.
(319) Sant’Ignazio di Antiochia, Epistula ad Romanos, Inscr.: SC 10bis, p. 106 (Funk 1, 252).
(320) Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 3, 2: SC 211, 32 (PG 7, 849); cf Concilio Vaticano I, Cost. dogm. Pastor aeternus, c. 2: DS 3057.
(321) San Massimo il Confessore, Opuscula theologica et polemica: PG 91, 137-140.
(322) Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 62: AAS 68 (1976) 52.
(323) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 23: AAS 57 (1965) 29.
(324) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 13: AAS 57 (1965) 18.
(325) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 14: AAS 57 (1965) 18-19.
(326) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 15: AAS 57 (1965) 19.
(327) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 3: AAS 57 (1965) 93.
(328) Paolo VI, Discorso nella Cappella Sistina nella ricorrenza del decimo anniversario della mutua cancellazione delle scomuniche fra le Chiese di Roma e di Costantinopoli (14 dicembre 1975): AAS 68 (1976) 121; cf Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 13-18: AAS 57 (1965) 100-104.
(329) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 16: AAS 57 (1965) 20.
(330) Cf Concilio Vaticano II, Dich. Nostra aetate, 4: AAS 58 (1966) 742-743.
(331) Venerdì Santo nella passione del Signore, Celebrazione della passione del Signore, Preghiera universale VI: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 149.
(332) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 16: AAS 57 (1965) 20; cf Id., Dich. Nostra aetate, 3: AAS 58 (1966) 741-742.
(333) Concilio Vaticano II, Dich. Nostra aetate, 1: AAS 58 (1966) 740.
(334) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 16: AAS 57 (1965) 20; cf Id., Dich. Nostra aetate, 2: AAS 58 (1966) 740-741; Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 53: AAS 68 (1976) 41.
(335) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 16: AAS 57 (1965) 20.
(336) Cf Sant’Agostino, Sermo 96, 7, 9: PL 38, 588.
(337) 3 Sant’Ambrogio, De virginitate, 18, 119: Sancti Ambrosii Episcopi Mediolanensis opera, v. 142 (Milano-Roma 1989) p. 96 (PL 16, 297).
(338) Cf già 1 Pt 3,20-21.
(339) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 14: AAS 57 (1965) 18.
(340) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 16: AAS 57 (1965) 20; cf Sant’Offizio, Lettera all’Arcivescovo di Boston (8 agosto 1949): DS 3866-3872.
(341) Cf Eb 11,6.
(342) 3 Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 7: AAS 58 (1966) 955.
(343) 3 Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 1: AAS 58 (1966) 947.
(344) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 2: AAS 58 (1966) 948.
(345) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 23: AAS 83 (1991) 269-270.
(346) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 6: AAS 58 (1966) 842-843; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 11: AAS 83 (1991) 259-260.
(347) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 21: AAS 83 (1991) 268.
(348) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 5: AAS 58 (1966) 952.
(349) Tertulliano, Apologeticum, 50, 13: CCL 1, 171 (PL 1, 603).
(350) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 43: AAS 58 (1966) 1064.
(351) 3 Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 12; cf Ibid., 15: AAS 57 (1965) 20.
(352) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 1: AAS 58 (1966) 947.
(353) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 12-20: AAS 83 (1991) 260-268.
(354) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 12.
(355) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 40: AAS 58 (1966) 1058.
(356) 3 Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 42-47: AAS 83 (1991) 289-295.
(357) Cf Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 15: AAS 58 (1966) 964.
(358) 3 Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 48-49: AAS 83 (1991) 295-297.
(359) 3 Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 52-54: AAS 83 (1991) 299-302.
(360) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 6: AAS 58 (1966) 953.
(361) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 50: AAS 83 (1991) 297-298.
(362) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 4: AAS 57 (1965) 96.
(363) Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 55: AAS 83 (1991) 302-304.
(364) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 9: AAS 58 (1966) 958.
(365) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 9: AAS 58 (1966) 958.
(366) Cf Ap 21,14.
(367) Cf Mt 28,16-20; At 1,8; 1 Cor 9,1; 15,7-8; Gal 1,1; ecc.
(368) Cf At 2,42.
(369) Cf 2 Tm 1,13-14.
(370) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 5: AAS 58 (1966) 952.
(371) Prefazio degli Apostoli I: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 361.
(372) Cf Gv 13,20; 17,18.
(373) Cf Lc 10,16.
(374) Cf Gv 15,5.
(375) Cf Mt 28,20.
(376) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57 (1965) 23.
(377) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57 (1965) 23; cf San Clemente Romano, Epistula ad Corinthios, 42, 4: SC 167, 168-170 (Funk, 1, 152); Ibid., 44, 2: SC 167, 172 (Funk, 1, 154-156).
(378) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 20: AAS 57 (1965) 24.
(379) Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 2: AAS 58 (1966) 838.
(380) Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 4: AAS 58 (1966) 840; cf Gv 15,5.
(381) Concilio Vaticano II, Decr. Apostolicam actuositatem, 3: AAS 58 (1966) 839.
(382) Cf Ap 19,6.
(383) Cf Ef 1,4.
(384) Cf Ap 21,9.
(385) Cf Ap 21,10-11.
(386) Cf Ef 4,3-5.
(387) Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes, 2: AAS 58 (1966) 948.
(388) Cf Ap 21,14.
(389) Cf Mt 16,18.
(390) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8: AAS 57 (1965) 11-12.