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Paragrafo primo – Io credo in Dio

da Redazione
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199 « Io credo in Dio »: questa prima affermazione della professione di fede è anche la più importante, quella fondamentale. Tutto il Simbolo parla di Dio, e, se parla anche dell’uomo e del mondo, lo fa in rapporto a Dio. Gli articoli del Credo dipendono tutti dal primo, così come i comandamenti sono l’esplicitazione del primo. Gli altri articoli ci fanno meglio conoscere Dio, quale si è rivelato progressivamente agli uomini. « Giustamente quindi i cristiani affermano per prima cosa di credere in Dio ». 244

I. «Credo in un solo Dio»

200 Con queste parole incomincia il Simbolo niceno-costantinopolitano. La confessione dell’unicità di Dio, che ha la sua radice nella rivelazione divina dell’Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell’esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è uno: non c’è che un solo Dio: « La fede cristiana crede e professa un solo Dio, uno per natura, per sostanza e per essenza ». 245

201 A Israele, suo eletto, Dio si è rivelato come l’Unico: « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze » (Dt 6,4-5). Per mezzo dei profeti, Dio invita Israele e tutte le nazioni a volgersi a lui, l’Unico: « Volgetevi a me e sarete salvi, paesi tutti della terra, perché io sono Dio; non ce n’è altri… davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: “Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza” » (Is 45,22-24). 246

202 Gesù stesso conferma che Dio è « l’unico Signore » e che lo si deve amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze. 247 Nello stesso tempo lascia capire che egli pure è « il Signore ». 248 Confessare che « Gesù è Signore » è lo specifico della fede cristiana. Ciò non contrasta con la fede nel Dio Uno. Credere nello Spirito Santo « che è Signore e dà la vita » non introduce alcuna divisione nel Dio Uno:

« Crediamo fermamente e confessiamo apertamente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo: tre Persone, ma una sola essenza, sostanza, cioè natura assolutamente semplice ». 249

II. Dio rivela il suo nome

203 Dio si è rivelato a Israele, suo popolo, facendogli conoscere il suo nome. Il nome esprime l’essenza, l’identità della persona e il senso della sua vita. Dio ha un nome. Non è una forza anonima. Svelare il proprio nome è farsi conoscere agli altri; in qualche modo è consegnare se stesso rendendosi accessibile, capace d’essere conosciuto più intimamente e di essere chiamato personalmente.

204 Dio si è rivelato al suo popolo progressivamente e sotto diversi nomi; ma la rivelazione del nome divino fatta a Mosè nella teofania del roveto ardente, alle soglie dell’Esodo e dell’Alleanza del Sinai, si è mostrata come la rivelazione fondamentale per l’Antica e la Nuova Alleanza.

Il Dio vivente

205 Dio chiama Mosè dal mezzo di un roveto che brucia senza consumarsi, e gli dice: « Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe » (Es 3,6). Dio è il Dio dei padri, colui che aveva chiamato e guidato i patriarchi nelle loro peregrinazioni. È il Dio fedele e compassionevole che si ricorda di loro e delle sue promesse; egli viene per liberare i loro discendenti dalla schiavitù. Egli è il Dio che, al di là dello spazio e del tempo, può questo e lo vuole e che, per questo disegno, metterà in atto la sua onnipotenza.

«Io sono colui che sono»

Mosè disse a Dio: « Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Ma mi diranno: “Come si chiama?”. E io che cosa risponderò loro? ». Dio disse a Mosè: « Io sono colui che sono! ». Poi disse: « Dirai agli Israeliti: “Io-Sono” mi ha mandato a voi. […] Questo è il mio nome per sempre: questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione » (Es 3,13-15).

206 Rivelando il suo nome misterioso di YHWH, « Io sono colui che è » oppure « Io sono colui che sono » o anche « Io sono chi Io sono », Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo nome divino è misterioso come Dio è mistero. E ad un tempo un nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il « Dio nascosto» (Is 45,15), il suo nome è ineffabile, 250 ed è il Dio che si fa vicino agli uomini.

207 Rivelando il suo nome, Dio rivela al tempo stesso la sua fedeltà che è da sempre e per sempre, valida per il passato (« Io sono il Dio dei tuoi padri », Es 3,6), come per l’avvenire (« Io sarò con te », Es 3,12). Dio che rivela il suo nome come « Io Sono » si rivela come il Dio che è sempre là, presente accanto al suo popolo per salvarlo.

208 Di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio, l’uomo scopre la propria piccolezza. Davanti al roveto ardente, Mosè si toglie i sandali e si vela il viso 251 al cospetto della santità divina. Davanti alla gloria del Dio tre volte santo, Isaia esclama: « Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono » (Is 6,5). Davanti ai segni divini che Gesù compie, Pietro esclama: « Signore, allontanati da me che sono un peccatore » (Lc 5,8). Ma poiché Dio è santo, può perdonare all’uomo che davanti a lui si riconosce peccatore: « Non darò sfogo all’ardore della mia ira, […] perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te » (Os 11,9). Anche l’apostolo Giovanni dirà: « Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa » (1 Gv 3,19-20).

209 Il popolo d’Israele non pronuncia il nome di Dio, per rispetto alla sua santità. Nella lettura della Sacra Scrittura il nome rivelato è sostituito con il titolo divino « Signore » (Adonai, in greco Κύριος). Con questo titolo si proclamerà la divinità di Gesù: « Gesù è il Signore ».

«Dio di misericordia e di pietà»

210 Dopo il peccato di Israele, che si è allontanato da Dio per adorare il vitello d’oro, 252 Dio ascolta l’intercessione di Mosè ed acconsente a camminare in mezzo ad un popolo infedele, manifestando in tal modo il suo amore. 253 A Mosè che chiede di vedere la sua gloria, Dio risponde: « Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore [YHWH], davanti a te » (Es 33,18-19). E il Signore passa davanti a Mosè e proclama: « Il Signore, il Signore [YHWH, YHWH], Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà » (Es 34,6). Mosè allora confessa che il Signore è un Dio che perdona. 254

211 Il nome divino « Io Sono » o « Egli E » esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l’infedeltà degli uomini e il castigo che il loro peccato merita, « conserva il suo favore per mille generazioni » (Es 34,7). Dio rivela di essere « ricco di misericordia » (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch’egli porta il nome divino: « Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che “Io Sono” » (Gv 8,28).

Dio solo è

212 Lungo i secoli, la fede d’Israele ha potuto sviluppare ed approfondire le ricchezze contenute nella rivelazione del nome divino. Dio è unico, fuori di lui non ci sono dei. 255 Egli trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra: « Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste […] ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine » (Sal 102,27-28). In lui « non c’è variazione né ombra di cambiamento » (Gc 1,17). Egli è « colui che è » da sempre e per sempre, e perciò resta sempre fedele a se stesso ed alle sue promesse.

213 La rivelazione del nome ineffabile: « Io sono colui che sono » contiene dunque la verità che Dio solo È. In questo senso già la traduzione dei Settanta e, sulla sua scia, la Tradizione della Chiesa hanno inteso il nome divino: Dio è la pienezza dell’Essere e di ogni perfezione, senza origine e senza fine. Mentre tutte le creature hanno ricevuto da lui tutto ciò che sono e che hanno, egli solo è il suo stesso essere ed è da se stesso tutto ciò che è.

III. Dio, «colui che è», è verità e amore

214 Dio, « colui che è », si è rivelato a Israele come colui che è « ricco di grazia e di fedeltà » (Es 34,6). Questi due termini esprimono in modo sintetico le ricchezze del nome divino. In tutte le sue opere Dio mostra la sua benevolenza, la sua bontà, la sua grazia, il suo amore; ma anche la sua affidabilità, la sua costanza, la sua fedeltà, la sua verità. « Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia » (Sal 138,2). 256 Egli è la verità, perché « Dio è luce e in lui non ci sono tenebre » (1 Gv 1,5); egli è « amore », come insegna l’apostolo Giovanni (1 Gv 4,8).

Dio è verità

215 « La verità è principio della tua parola, resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia » (Sal 119,160). « Ora, Signore, tu sei Dio, e le tue parole sono verità » (2 Sam 7,28); per questo le promesse di Dio si realizzano sempre. 257 Dio è la stessa verità, le sue parole non possono ingannare. Proprio per questo ci si può affidare con piena fiducia alla verità e alla fedeltà della sua parola in ogni cosa. L’origine del peccato e della caduta dell’uomo fu una menzogna del tentatore, che indusse a dubitare della parola di Dio, della sua bontà e della sua fedeltà.

216 La verità di Dio è la sua sapienza che regge tutto l’ordine della creazione e del governo del mondo. 258 Dio che, da solo, ha creato il cielo e la terra, 259 può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata nella sua relazione con lui. 260

217 Dio è veritiero anche quando rivela se stesso: « un insegnamento fedele » è « sulla sua bocca » (Ml 2,6). Quando manderà il suo Figlio « nel mondo », sarà « per rendere testimonianza alla verità» (Gv 18,37): « Sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere il vero Dio » (1 Gv 5,20). 261

Dio è amore

218 Israele, nel corso della sua storia, ha potuto scoprire che uno solo era il motivo per cui Dio gli si era rivelato e lo aveva scelto fra tutti i popoli perché gli appartenesse: il suo amore gratuito. 262 Ed Israele, per mezzo dei profeti, ha compreso che, ancora per amore, Dio non ha mai cessato di salvarlo 263 e di perdonargli la sua infedeltà e i suoi peccati. 264

219 L’amore di Dio per Israele è paragonato all’amore di un padre per il proprio figlio. 265 È un amore più forte dell’amore di una madre per i suoi bambini. 266 Dio ama il suo popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa; 267 questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà; 268 arriverà fino al dono più prezioso: « Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3,16).

220 L’amore di Dio è « eterno » (Is 54,8): « Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto » (Is 54,10). « Ti ho amato di un amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà » (Ger 31,3).

221 Ma san Giovanni si spingerà oltre affermando: « Dio è amore » (1 Gv 4,8.16): l’Essere stesso di Dio è amore. Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio unigenito e lo Spirito d’amore, Dio rivela il suo segreto più intimo: 269 è lui stesso eterno scambio d’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati ad esserne partecipi.

IV. Conseguenze della fede in un solo Dio

222 Credere in Dio, l’Unico, ed amarlo con tutto il proprio essere comporta per tutta la nostra vita enormi conseguenze:

223 Conoscere la grandezza e la maestà di Dio: « Ecco, Dio è così grande, che non lo comprendiamo » (Gb 36,26). Proprio per questo Dio deve essere « servito per primo ». 270

224 Vivere in rendimento di grazie: se Dio è l’Unico, tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo viene da lui: « Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? » (1 Cor 4,7). « Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? » (Sal 116,12).

225 Conoscere l’unità e la vera dignità di tutti gli uomini: tutti sono fatti « a immagine e somiglianza di Dio » (Gn 1,26).

226 Usare rettamente le cose create: la fede nell’unico Dio ci conduce ad usare tutto ciò che non è lui nella misura in cui ci avvicina a lui, e a staccarcene nella misura in cui da lui ci allontana. 271

« Mio Signore e mio Dio, togli da me quanto mi allontana da te. Mio Signore e mio Dio, dammi tutto ciò che mi conduce a te. Mio Signore e mio Dio, toglimi a me e dammi tutto a te ». 272

227 Fidarsi di Dio in ogni circostanza, anche nelle avversità. Una preghiera di santa Teresa di Gesù esprime ciò mirabilmente:

« Niente ti turbi niente ti spaventi. Tutto passa Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla. Dio solo basta ». 273

In sintesi

228 « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo… » (Dt 6,4; Mc 12,29). « L’Essere supremo deve necessariamente essere unico, cioè senza eguali. […] Se Dio non è unico, non è Dio ». 274

229 La fede in Dio ci conduce a volgerci a lui solo come alla nostra prima origine e al nostro ultimo fine, e a non anteporre o sostituire nulla a lui.

230 Dio, mentre si rivela, rimane un mistero ineffabile: « Se lo comprendessi, non sarebbe Dio ». 275

231 Il Dio della nostra fede si è rivelato come colui che è; si è fatto conoscere come « ricco di grazia e di misericordia » (Es 34,6). Il suo Essere stesso è verità e amore.


(244) Catechismo Romano, 1, 2, 6: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 23.

(245) Catechismo Romano, 1, 2, 8: ed. P. Rodríguez (Città del Vaticano-Pamplona 1989) p. 26.

(246) Cf Fil 2,10-11.

(247) Cf Mc 12,29-30.

(248) Cf Mc 12,35-37.

(249) Concilio Lateranense IV, Cap. 1, De fide catholica: DS 800.

(250) Cf Gdc 13,18.

(251) Cf Es 3,5-6.

(252) Cf Es 32.

(253) Cf Es 33,12-17.

(254) Cf Es 34,9.

(255) Cf Is 44,6.

(256) Cf Sal 85,11.

(257) Cf Dt 7,9.

(258) Cf Sap 13,1-9.

(259) Cf Sal 115,15.

(260) Cf Sap 7,17-21.

(261) Cf Gv 17,3.

(262) Cf Dt 4,37; 7,8; 10,15.

(263) Cf Is 43,1-7.

(264) Cf Os 2.

(265) Cf Os 11,1.

(266) Cf Is 49,14-15.

(267) Cf Is 62,4-5.

(268) Cf Ez 16; Os 11.

(269) Cf 1 Cor 2,7-16; Ef 3,9-12.

(270) Santa Giovanna d’Arco, Dictum: Procès de condamnation, ed. P. Tisset-Y. Lanhers, v. 1 (Paris 1960) p. 280 et 288.

(271) Cf Mt 5,29-30; 16,24; 19,23-24.

(272) San Nicolao di Flüe, Bruder-Klausen-Gebet, in R. Amschwand, Bruder Klaus. Ergänzungsband zum Quellenwerk von R. Durrer (Sarnen 1987) p. 215.

(273) Santa Teresa di Gesù, Poesía, 9: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 6 (Burgos 1919) p. 90.

(274) Tertulliano, Adversus Marcionem, 1, 3, 5: CCL 1, 444 (PL 2, 274).

(275) Sant’Agostino, Sermo, 52, 6, 16: ed. P. Verbraken: Revue Bénédictine 74 (1964) 27 (PL 38, 360).