I. Il Cristo – Parola unica della Sacra Scrittura
101 Nella condiscendenza della sua bontà, Dio, per rivelarsi agli uomini, parla loro in parole umane. « Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile agli uomini ». 116
102 Dio, attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, non dice che una sola Parola, il suo unico Verbo, nel quale esprime se stesso interamente. 117
« Ricordatevi che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura ed uno solo è il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione perché è fuori del tempo ». 118
103 Per questo motivo, la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture, come venera il Corpo stesso del Signore. Essa non cessa di porgere ai fedeli il Pane di vita preso dalla mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo. 119
104 Nella Sacra Scrittura, la Chiesa trova incessantemente il suo nutrimento e il suo vigore; 120 infatti attraverso la divina Scrittura essa non accoglie soltanto una parola umana, ma quello che è realmente: Parola di Dio. 121 « Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro ». 122
II. Ispirazione e verità della Sacra Scrittura
105 Dio è l’autore della Sacra Scrittura. « Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l’ispirazione dello Spirito Santo.
« La santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa ». 123
106 Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. « Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva ». 124
107 I libri ispirati insegnano la verità. « Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere ». 125
108 La fede cristiana tuttavia non è una « religione del Libro ». Il cristianesimo è la religione della « Parola » di Dio: di una Parola cioè che non è « una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente ». 126 Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture. 127
III. Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura
109 Nella Sacra Scrittura, Dio parla all’uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole. 128
110 Per comprendere l’intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei « generi letterari » allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. « La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi secondo se sono storici o profetici, o poetici, o altri generi di espressione ». 129
111 Però, essendo la Sacra Scrittura ispirata, c’è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe « lettera morta »: « La Sacra Scrittura [deve] essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta ». 130
Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l’ha ispirata: 131
112 1. Prestare grande attenzione « al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura ». Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell’unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore aperto dopo la sua pasqua. 132
« Il cuore 133 di Cristo designa la Sacra Scrittura, che appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era chiuso prima della passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo la passione, affinché coloro che ormai ne hanno l’intelligenza considerino e comprendano come le profezie debbano essere interpretate ». 134
113 2. Leggere la Scrittura nella « Tradizione vivente di tutta la Chiesa ». Secondo un detto dei Padri, « Sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta 135 – la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali ». Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l’interpretazione di essa secondo il senso spirituale (« …secundum spiritalem sensum, quem Spiritus donat Ecclesiae – …secondo il senso spirituale che lo Spirito dona alla Chiesa »). 136
114 3. Essere attenti all’analogia della fede. 137 Per « analogia della fede » intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.
I sensi della Scrittura
115 Secondo un’antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso quest’ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza.
116 Il senso letterale. È quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraverso l’esegesi che segue le regole della retta interpretazione. « Omnes [Sacrae Sripturae] sensus fundentur super unum, scilicet litteralem – Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello letterale ». 138
117 Il senso spirituale. Data l’unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni.
1. Il senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e quindi del Battesimo. 139
2. Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati scritti « per ammonimento nostro » (1 Cor 10,11). 140
3. Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci conduce (in greco: •<“(T() verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme celeste. 141
118 Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensi:
« La lettera insegna i fatti, l’allegoria che cosa credere,
il senso morale che cosa fare, e l’anagogia dove tendere ». 142
119 « È compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché, con studi in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa. Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare ed interpretare la Parola di Dio ». 143
« Ego vero Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret auctoritas – Non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l’autorità della Chiesa cattolica ». 144
IV. Il canone delle Scritture
120 È stata la Tradizione apostolica a far discernere alla Chiesa quali scritti dovessero essere compresi nell’elenco dei Libri Sacri. 145 Questo elenco completo è chiamato « canone » delle Scritture. Comprende per l’Antico Testamento 46 libri (45 se si considerano Geremia e le Lamentazioni come un unico testo) e 27 per il Nuovo Testamento. 146 Essi sono:
Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Rut, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache (o Paralipomeni), Esdra e Neemìa, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet (Ecclesiaste), il Cantico dei Cantici, la Sapienza, il Siracide (Ecclesiastico), Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioèle, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonìa, Aggèo, Zaccaria, Malachia per l’Antico Testamento.
I Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le Lettere di san Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Gàlati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l’Apocalisse per il Nuovo Testamento.
L’Antico Testamento
121 L’Antico Testamento è una parte ineliminabile della Sacra Scrittura. I suoi libri sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne, 147 poiché l’Antica Alleanza non è mai stata revocata.
122 Infatti, « l’economia dell’Antico Testamento era soprattutto ordinata a preparare […] l’avvento di Cristo Salvatore dell’universo ». I libri dell’Antico Testamento, « sebbene contengano anche cose imperfette e temporanee », rendono testimonianza di tutta la divina pedagogia dell’amore salvifico di Dio. Essi « esprimono un vivo senso di Dio, una sapienza salutare per la vita dell’uomo e mirabili tesori di preghiere »; in essi infine « è nascosto il mistero della nostra salvezza ». 148
123 I cristiani venerano l’Antico Testamento come vera Parola di Dio. La Chiesa ha sempre energicamente respinto l’idea di rifiutare l’Antico Testamento con il pretesto che il Nuovo l’avrebbe reso sorpassato (Marcionismo).
Il Nuovo Testamento
124 « La Parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento ». 149 Questi scritti ci consegnano la verità definitiva della rivelazione divina. Il loro oggetto centrale è Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, le sue opere, i suoi insegnamenti, la sua passione e la sua glorificazione, come pure gli inizi della sua Chiesa sotto l’azione dello Spirito Santo. 150
125 I Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture « in quanto sono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore ». 151
126 Nella formazione dei Vangeli si possono distinguere tre tappe:
1. La vita e l’insegnamento di Gesù. La Chiesa ritiene con fermezza che i quattro Vangeli, « di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui ascese al cielo ».
2. La tradizione orale. « Gli Apostoli poi, dopo l’ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano ».
3. I Vangeli scritti. « Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere ». 152
127 Il Vangelo quadriforme occupa nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la venerazione di cui lo circonda la liturgia e la singolarissima attrattiva che in ogni tempo ha esercitato sui santi.
« Non c’è dottrina che sia migliore, più preziosa e più splendida del testo del Vangelo. Considerate e custodite [nel cuore] quanto Cristo, nostro Signore e Maestro, ha insegnato con le sue parole e realizzato con le sue azioni ». 153
« Ma è soprattutto il Vangelo che mi intrattiene durante le orazioni, in esso trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera anima. Vi scopro sempre nuove luci, significati nascosti e misteriosi ».154
L’unità dell’Antico e del Nuovo Testamento
128 La Chiesa, fin dai tempi apostolici, 155 e poi costantemente nella sua Tradizione, ha messo in luce l’unità del piano divino nei due Testamenti grazie alla tipologia. Questa nelle opere di Dio dell’Antico Testamento ravvisa prefigurazioni di ciò che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella Persona del suo Figlio incarnato.
129 I cristiani, quindi, leggono l’Antico Testamento alla luce di Cristo morto e risorto. La lettura tipologica rivela l’inesauribile contenuto dell’Antico Testamento. Questa non deve indurre però a dimenticare che esso conserva il valore suo proprio di rivelazione che lo stesso nostro Signore ha riaffermato. 156 Pertanto, anche il Nuovo Testamento esige d’essere letto alla luce dell’Antico. La primitiva catechesi cristiana vi farà costantemente ricorso. 157 Secondo un antico detto, il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico, mentre l’Antico è svelato nel Nuovo: « Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet ». 158
130 La tipologia esprime il dinamismo verso il compimento del piano divino, quando « Dio sarà tutto in tutti » (1 Cor 15,28). Anche la vocazione dei patriarchi e l’Esodo dall’Egitto, per esempio, non perdono il valore che è loro proprio nel piano divino, per il fatto di esserne, al tempo stesso, tappe intermedie.
V. La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa
131 « Nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e perenne della vita spirituale ». 159 « È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura ». 160
132 « Lo studio della Sacra Scrittura sia dunque come l’anima della sacra teologia. Anche il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e tutta l’istruzione cristiana, nella quale l’omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, si nutre con profitto e santamente vigoreggia con la parola della Scrittura ». 161
133 La Chiesa « esorta con forza e insistenza tutti i fedeli […] ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo” ». 162
In sintesi
134 Omnis Scriptura divina unus liber est, et hic unus liber est Christus, « quia omnis Scriptura divina de Christo loquitur, et omnis Scriptura divina in Christo impletur » – Tutta la divina Scrittura è un libro solo e quest’unico libro è Cristo; « infatti tutta la divina Scrittura parla di Cristo e in lui trova compimento ». 163
135 « Le Sacre Scritture contengono la Parola di Dio e, perché ispirate, sono veramente Parola di Dio ». 164
136 Dio è l’autore della Sacra Scrittura nel senso che ispira i suoi autori umani; egli agisce in loro e mediante loro. Così ci dà la certezza che i loro scritti insegnano senza errore la verità salvifica. 165
137 L’interpretazione delle Scritture ispirate dev’essere innanzi tutto attenta a ciò che Dio, attraverso gli autori sacri, vuole rivelare per la nostra salvezza. Ciò che è opera dello Spirito, non viene pienamente compreso se non sotto l’azione dello Spirito. 166
138 La Chiesa riceve e venera come ispirati i 46 libri dell’Antico Testamento e i 27 libri del Nuovo Testamento.
139 I quattro Vangeli occupano un posto centrale, per la centralità che Cristo ha in essi.
140 Dall’unità del progetto di Dio e della sua rivelazione deriva l’unità dei due Testamenti: l’Antico Testamento prepara il Nuovo, mentre il Nuovo compie l’Antico; i due si illuminano a vicenda; entrambi sono vera Parola di Dio.
141 « La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso del Signore »; 167 in ambedue le realtà tutta la vita cristiana trova il proprio nutrimento e la propria regola. « Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino » (Sal 119,105). 168
(116) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 13: AAS 58 (1966) 824.
(117) Cf Eb 1,1-3.
(118) Sant’Agostino, Enarratio in Psalmum 103, 4, 1: CCL 40, 1521 (PL 37, 1378).
(119) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 21: AAS 58 (1966) 827.
(120) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 24: AAS 58 (1966) 829.
(121) Cf 1 Ts 2,13.
(122) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 21: AAS 58 (1966) 827-828.
(123) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 11: AAS 58 (1966) 822-823.
(124) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 11: AAS 58 (1966) 823.
(125) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 11: AAS 58 (1966) 823.
(126) San Bernardo di Chiaravalle, Homilia super “Missus est”, 4, 11: Opera, ed. J. Leclercq-H. Rochais, v. 4 (Roma 1966) p. 57.
(127) Cf Lc 24,45.
(128) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 12: AAS 58 (1966) 823.
(129) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 12: AAS 58 (1966) 823.
(130) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 12: AAS 58 (1966) 824.
(131) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 12: AAS 58 (1966) 824.
(132) Cf Lc 24,25-27.44-46.
(133) Cf Sal 22,15.
(134) San Tommaso d’Aquino, Expositio in Psalmos, 21, 11: Opera omnia, v. 18 (Parigi 1876) p. 350.
(135) Cf Sant’Ilario di Poitiers, Liber ad Constantium Imperatorem, 9: CSEL 65, 204 (PL 10, 570); San Girolamo, Commentarius in epistulam ad Galatas, 1, 1, 11-12: PL 26, 347.
(136) Origene, Homiliae in Leviticum, 5, 5: SC 286, 228 (PG 12, 454).
(137) Cf Rm 12,6.
(138) San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, I, q. 1, a. 10, ad 1: Ed. Leon. 4, 25.
(139) Cf 1 Cor 10,2.
(140) Cf Eb 3,1–4,11.
(141) Cf Ap 21,1–22,5.
(142) Agostino di Dacia, Rotulus pugillaris, I: ed. A. Walz: Angelicum 6 (1929) 256.
(143) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 12: AAS 58 (1966) 824.
(144) Sant’Agostino, Contra epistulam Manichaei quam vocant fundamenti, 5, 6: CSEL 25, 197 (PL 42, 176).
(145) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 8: AAS 58 (1966) 821.
(146) Cf Decretum Damasi: DS 179-180; Concilio di Firenze, Decretum pro Iacobitis: DS 1334-1336; Concilio di Trento, Sess. 4a, Decretum de Libris Sacris et de traditionibus recipiendis: DS 1501-1504.
(147) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 14: AAS 58 (1966) 825.
(148) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 15: AAS 58 (1966) 825.
(149) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 17: AAS 58 (1966) 826.
(150) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 20: AAS 58 (1966) 827.
(151) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 18: AAS 58 (1966) 826.
(152) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 19: AAS 58 (1966) 826-827.
(153) Santa Cesaria la Giovane, Epistula ad Richildam et Radegundem: SC 345, 480.
(154) Santa Teresa di Gesù Bambino, Manoscritto A, 83v: Manoscritti autobiografici: Opere complete (Libreria Editrice Vaticana, 1997) p. 209.
(155) Cf 1 Cor 10,6.11; Eb 10,1; 1 Pt 3,21.
(156) Cf Mc 12,29-31.
(157) Cf 1 Cor 5,6-8; 10,1-11.
(158) Sant’Agostino, Quaestiones in Heptateucum, 2, 73: CCL 33, 106 (PL 34, 623); cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 16: AAS 58 (1966) 825.
(159) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 21: AAS 58 (1966) 828.
(160) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 22: AAS 58 (1966) 828.
(161) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 24: AAS 58 (1966) 829.
(162) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 25: AAS 58 (1966) 829; cf San Girolamo, Commentarii in Isaiam, Prologus: CCL 73, 1 (PL 24, 17).
(163) Ugo di San Vittore, De Arca Noe, 2, 8: PL 176, 642; cf Ibid. 2, 9: PL 176, 642-643.
(164) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 24: AAS 58 (1966) 829.
(165) Cf Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 11: AAS 58 (1966) 822-823.
(166) Cf Origene, Homiliae in Exodum, 4, 5: SC 321, 128 (PG 12, 320).
(167) Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 21: AAS 58 (1966) 827.
(168) Cf Is 50,4.