La Pentecoste, per i cristiani, rappresenta una festa solenne, al pari del Natale e della Pasqua. Deriva dal greco Pentèkostè che significa cinquantesimo, infatti si festeggia cinquanta giorni dopo la Pasqua. Anticamente, al tempo degli Ebrei, la Pentecoste (celebrata cinquanta giorni dopo la Pasqua ebraica), segnava l’inizio della mietitura del grano, motivo per il quale veniva chiamata “festa della mietitura e dei primi frutti”. Nell’Antico Testamento, infatti, ricorre come una festa agricola, chiamata anche “festa delle settimane “ad indicare la sua ricorrenza sette settimane dopo la Pasqua. Durante questa festa si ringrazia Dio per i frutti della terra. Con la venuta di Gesù, con la sua morte e Risurrezione, ecco che la Pentecoste perde il significato ebraico per designare, invece, la festività nella quale si ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti con la Madonna nel Cenacolo, avvenuta cinquanta giorni dopo la Resurrezione di Cristo. Nel testo degli Atti degli Apostoli, al capitolo 2(Pentecoste) leggiamo: “Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatté impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano:<<Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?>>”.
La Pentecoste divenne così una festa cristiana nella quale fu celebrata l’effusione dello Spirito Santo e la nascita della Chiesa. La vita del cristiano ha bisogno di una assistenza dello Spirito Santo e dei suoi doni che ci vengono elargiti con il Battesimo (confermato in seguito con la Cresima). Ognuno di noi conosce bene la propria data di nascita, giorno in cui siamo venuti al mondo e che ci contraddistingue; ma quanti di noi conosce la data del proprio Battesimo? Forse, per noi credenti (anche se potrebbe apparire come un’assurdità), dovrebbe essere ritenuta più importante rispetto alla data di nascita, perché con il Battesimo nasciamo in Cristo, diventiamo di Cristo e la Sua luce viene ad abitare in noi, nei nostri cuori per sempre. “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Durante la solennità di Pentecoste noi invochiamo lo Spirito Santo sorgente di molteplici doni e che, tradizionalmente, sono sette:” La Sapienza, l’Intelletto, il Consiglio, la Scienza, la Pietà e il Timore di Dio”.
Questi doni appaiono indispensabili se la vocazione del cristiano è la santità. Poco prima di morire, Gesù spiegò agli Apostoli che sarebbe dovuto tornare al Padre e che non sarebbe più rimasto con loro, però, per confortare i loro turbamenti, promise che non li avrebbe lasciati da soli e che gli avrebbe mandato un Consolatore che li avrebbe guidati nelle grandi tribolazioni, facendo da Consigliere in tutte le circostanze. Durante la Pentecoste ricevettero il dono dello Spirito Santo che è il terzo membro della Divinità. Oltre ad averlo ricevuto con il Battesimo, invochiamolo e facciamo in modo che rimanga sempre in noi per guidarci (come gli Apostoli) nei momenti più difficili e durante le tribolazioni che la vita ci presenta, non perdendo mai di vista quella luce che è la luce di Cristo, che è stata impressa in noi e che ci guiderà sempre verso di Lui.